CIVITAVECCHIA – Ancora problemi per la nave carboniera “Garv Prem”, battente bandiera di Singapore. La notte scorsa, infatti, si è praticamente ripetuto il copione di quanto avvenuto domenica, quando al porto si è rischiato davvero grosso e solo la sinergia tra Capitaneria di Porto, Vigili del Fuoco ed Autorità Portuale ha permesso di scongiurare qualsiasi pericolo derivante dal surriscaldamento del carbone di tipo indonesiano presente all’interno di due delle sette stive della nave. Un fenomeno che, collegato ai livelli critici di saturazione di metano, poteva provocare anche una violenta esplosione. La notte scorsa è stata ancora una notte di lavoro per il personale in servizio al porto; un nuovo allarme per l’innalzamento della temperatura del carbone in una stiva ed un nuovo intervento della Capitaneria di Porto, dei Vigili del Fuoco, del Servizio Chimico e dell’Authority. Il carbone ha raggiunto picchi anche di 200 gradi. La situazione è stata costantemente monitorata dai tecnici con la nave che, come accaduto domenica, prima in rada è stata fatta rientrare in porto, ormeggiata alla banchina 25 attorno alle 2 di notte per permettere le verifiche e i controlli sul carico e garantire le operazioni necessarie per far scendere la temperatura a livelli di sicurezza. L’allarme è cessato in mattinata, con la nave che è tornata però in rada; a causa delle avverse condizioni meteo-marine, infatti, è stato impossibile, almeno fino al tardo pomeriggio, farla rientrare al molo di Torrevaldaliga Nord per proseguire nello scarico del carbone. Una situazione del genere pone comunque di nuovo l’accento su una serie di questioni lasciate aperte nello scalo, nonostante l’evolversi e il mutare dei traffici. Punto primo la sicurezza della logistica del carbone, perdurando l’assenza di un antemurale in grado di proteggere il molo da onde e vento e evitare così che le operazioni possano avvenire solo quando c’è calma piatta, o quasi. In questo senso è ancora da definire e perfezionare la questione relativa alle opere a mare della centrale stessa e della darsena grandi masse dedicata al carbone. Sarebbe necessario poi un presidio in porto dei Vigili del Fuoco, attrezzato anche per simili interventi, e vista anche la difficoltà più volte lamentata per la caserma ‘‘Bonifazi’’, oggi inadeguata dal punto di vista strutturale. Oggi l’arrivo di navi carboniere è una realtà: in porto arriverenno 4/5 milioni di tonnellate annue di carbone. Lo scalo, in questo senso, deve quindi attrezzarsi al meglio ed essere pronto per ogni eventualità: dovrebbero essere presenti, ad esempio, sostanze come l’F500 (messo a disposizione da Enel), azoto o anidride carbonica, oppure strumentazioni adeguate. Il problema della nave carboniera ha avuto anche un risvolto politico, con il gruppo regionale dei Verdi pronto a presentare un’interrogazione per sapere se sono stati predisposti dei piani d’emergenza a tutela della popolazione «sia per quanto riguarda operazioni di questo tipo in banchina – hanno spiegato – sia circa la possibilità di incidenti simili presso i depositi di carbone a ridosso della centrale. È necessario, inoltre, che si faccia chiarezza anche sulle dotazioni di sicurezza in dotazione agli operatori per verificare se queste siamo adeguate per poter affrontare situazioni di crisi di questo tipo».
Porto
2 Novembre 2011
Carbone troppo caldo, ancora guai in porto

