Sport
2 Novembre 2011
Delusione Mondiale: per i civitavecchiesi poca fame e convocazioni sbagliate

 di LUCA GROSSI

CIVITAVECCHIA -Durante ogni mondiale, almeno una volta (dopo una vittoria), il Viale Garibaldi di Civitavecchia si è trasformato in un lungo corridoio di bandiere tricolori, macchine e motorini carichi oltre misura. Tutti in fila per festeggiare la vittoria della squadra azzurra. Ecco, forse, nella rabbia e nella tristezza per l’esclusione dell’Italia dagli ottavi di finale del Mondiale c’è proprio il fatto di non averlo vissuto questo mondiale, competizione che ci è scivolata via senza rendercene conto. Per le strade i volti scuri e rattristati dei nostri concittadini erano tutto un programma, a tal punto che Kempes Astolfi, realizzatore del popolare calendario Komesto?, si lasciava sfuggire: «Se facciamo una foto adesso la didascalia più adatta sarebbe… Come sto avvilito!». Incalzati sul perché di questa debacle, diversi sono stati i pareri. Un’icona dello sport locale come Roberto Melchiorri ha le idee chiare: «Nel calcio ci si è messi in testa che conta lo spettacolo, in realtà vi posso dire che l’unica cosa che conta è la fame di vittoria che uno ha. I nostri avversari l’avevano, noi no». Giusto, anzi questo dimostrerebbe anche la vittoria di Germania 2006 dove i nostri calciatori dovevano salvare il calcio nostrano dall’onta di calciopoli. Ma, oltre alla voglia di vincere, altre sono le motivazioni secondo Marco La Camera, presidente del Roma Club Civitavecchia: «E’ chiaro che parlo da tifoso, ma come si fa a tenere fuori dalla Nazionale gli italiani della squadra che ha conteso fino all’ultimo il tricolore all’Inter. Totti, Toni, Perrotta e Cassetti dovevano essere in Sud Africa». In effetti i giallorossi sembravano più in forma degli juventini, anche se non la pensano allo stesso modo, naturalmente, i soci dello Juve Club “Buffon’’ Civitavecchia che, con il presidente Luca Lupi in prima linea, giustificano il Ct non solo per il suo passato bianconero: «

Putroppo, l’eliminazione era nell’aria. Le partite precedenti non avevano fatto presagire nulla di buono, la squadra ha dato sempre l’idea di giocare impaurita e di essere giù fisicamente. Ma le colpe non sono le scelte di Lippi.
Il vero problema, a mio modesto avviso, è che il parco giocatori attuale non è neanche lontanamente paragonabile alla rosa campione del mondo del 2006 e credo che, a parte le esclusioni di Balotelli e Cassano, Lippi abbia comunque selezionato bene i convocati. Sinceramente, quello che non capisco è perchè Lippi abbia accettato di tornare sulla panchina azzurra, dopo essersene andato da eroe subito dopo la notte di Berlino.
Lippi è un grande conoscitore di calcio ed era sicuramente il primo a rendersi conto che i migliori del mondiale tedesco, quali Cannavaro, Del Piero, Totti, Nesta, Gattuso, Pirlo, Zambrotta, non erano più gli stessi, vuoi per età, vuoi per infortuni. Senza tali campioni, ripetersi sarebbe stato impossibile per chiunque.
Giustifico Lippi per la gestione del gruppo, gli imputo solo il fatto di avere accettato di guidare una nazionale priva di grandi campioni, ma è anche vero che, subito dopo la sconfitta con la Slovacchia, è stato il primo a metterci la faccia, accollandosi tutte le responsabilità del flop.
E’ giusto adesso iniziare un nuovo ciclo, affidando la guida ad un ct come Prandelli che sa valorizzare i giovani. All’orizzonte non mi pare di intravedere fenomeni, ma da qui a quattro anni c’è tutto il tempo per poter lavorare bene e cercare di far crescere quelle che oggi sono solo speranze.
Chiudo ringraziando Lippi per quello che ha fatto sulla panchina azzurra. Anche se per molti verrà ricordato solo per le delusioni del mondiale sudafricano, per me sarà sempre e soltanto l’emblema di Berlino 2006″.

 Critiche inveve più marcate dal mondo politico: «E’ stata la cronaca di una morte annunciata- afferma Alessio Romagnuolo, tifoso del Napoli – convocazione impopolari, ambiente spaccato e diversi infortuni non sono la maniera giusta per cominciare un Mondiale», sulla stessa riga il Sindaco romanista di Tolfa Battilocchio: « ho parecchi amici in Slovacchia, dove sono stato in missione con l’europarlamenteo, vi posso dire che non credevano possibile affrontarci senza alcuni dei giocatori più forti del nostro campionato». Insomma gli unici ad essere contenti per la gestione del gruppo, la selezione dei convocati ed il risultato finale della partita erano gli slovacchi della squadra di Hockey dei Pirati Royal Bus che festeggiavano increduli la vittoria slovacca non limitandosi negli sfottò agli ex Campioni del Mondo; e mentre lo sport preferito dagli italiani (che non è il calcio, ma il Bar dello sport) toccava il suo punto più alto, tra le facce abbattute dei tifosi che finivano di vedere la partita in alcuni bar della città, rimaneva come icona indelebile la frase di un ragazzo che chiedeva all’amico: «E mo che l’Italia è uscita che famo?» e l’amico: «Ao, è estate…andremo al mare». In fondo, seguire lo sport, è solo una delle tante maniere di stare insieme.

 

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