di ROMINA MOSCONI
CIVITAVECCHIA – Una vita dedicata oltre che alla famiglia anche allo sport e al sociale: questo in sunto il ritratto di Maurizio Giardini scomparso lo scorso venerdì e che ha lasciato un vuoto in città in particolare nello sport. Giardini, che in questi ultimi anni aveva avuto mansioni da segretario prima nella Gedila, poi nel Civitavecchia e infine nel Campo Oro, prima di approdare al calcio era stato arbitro di nuoto e pallanuoto della Fin. Contestualmente iscritto al Dopolavoro Postelegrafonico con la costituzione della squadra di calcio è stato dirigente responsabile partecipando a vari tornei regionali amatoriali. Dopo questo periodo è entrato nei quadri dirigenziali della Gargana del presidente Alfredino Petronilli e insieme a Zonta e Quinti ha iniziato la sua avventura nel mondo del pallone. Negli anni 90 ha fatto parte del locale comitato della FIGC e ricevette la benemerenza per il lavoro svolto nel settore giovanile e a premiarlo fu Matarrese. Giardini aveva una correttezza, una rettitudine, una serietà non comuni, mostrando una vasta conoscenza delle carte federali e dei regolamenti che ha sempre messo a disposizione anche per le società del comprensorio, che gli chiedevano anche consigli per i tesseramenti, la stesura e la presentazione di ricorsi agli organi giudicanti e quant’altro. Oltre allo sport, negli ultimi due anni aveva assunto anche la carica dell’Associazione Diabetici di Civitavecchia del presidente Adelmo Covati e anche in questo settore ha lasciato un ricordo indelebile per l’attaccamento, la dedizione, la disponibilità e per l’amore per i bambini diabetici. Sconvolto e triste per questa morte l’amico di tante esperienze, Bruno Luci che Maurizio amava come un figlio. «Era un uomo eccezionale, un gran lavoratore sempre disponibile e pronto – hanno spiegato Bruno Luci, Maurizio Ceccacci, Oscar Biferale, Walter Gorla, Giampiero Romiti, Francesco Di Giorgio, Pierluigi Palmesi – era un perfetto conoscitore del calcio e dei regolamenti ed un esempio di vita per quelli che lo hanno conosciuto, apprezzato e amato». Triste anche il presidente Antonucci: «E’ una perdita incommensurabile per la sua famiglia, per noi e per lo sport cittadino. Era un uomo d’altri tempi, grande conoscitore del calcio, legato a quelle rigide regole professionali e di vita che nascondevano attraverso la scorza dura del suo carattere una profonda dolcezza che si faceva apprezzare con i fatti, per l’amore verso la nostra associazione e specialmente nei confronti dei bambini». Giardini ha speso molto per aiutare i bambini in difficoltà e per sostenere le missioni e molti giovani lo ricordano con affetto per quello che ha saputo donare loro come ad esempio Carucci e Fastella.

