Società
2 Novembre 2011
In pochi alla Pucci per parlare di bullismo

CONVEGNOCIVITAVECCHIA – Quando accadono episodi che riportano tristemente agli sulle pagine della cronaca termini come ‘‘baby gang’’, ‘‘violenza giovanile’’, ‘‘devianza’’ e quindi, in sostanza, “bullismo”, sono tutti pronti a riempirsi la bocca di buoni propositi, pronti a puntare il dito, a giudicare, a invitare le diverse realtà cittadine ad intervenire per risolvere quella che sta diventando una vera e propria piaga sociale. Ma quando è davvero il momento di scendere in campo, di confrontarsi, di mettere sul tappeto problemi e proposte, non c’è nessuno. Tutti spariscono. È quello che è accaduto questo pomeriggio all’aula Pucci dove il V circolo didattico, in collaborazione con ‘‘Il Ponte’’, la sezione locale dell’Associazione Nazionale Carabinieri e la Fondazione Cassa di Risparmio di Civitavecchia, aveva promosso un interessante dibattito su come ‘‘Prevenire e combattere il bullismo’’. Un convegno previsto a conclusione di un progetto triennale che ha visto protagonisti gli alunni delle classi terze, quarte e quinte dei due plessi di Campo dell’Oro e San Gordiano, i docenti, gli operatori scolastici e le famiglie. E ieri, all’aula Pucci, di bambini, docenti, operatori scolastici e genitori neanche l’ombra. Pochi i presenti, tan’è che la referente del progetto, Damiria Delmirani, si è detta dispiaciuta e meravigliata, perché d’altronde si stava parlando di una problematica che, per essere affrontata e risolta, ha bisogno proprio della sinergia e dell’intervento di tutte queste realtà. Nel corso degli interventi che si sono susseguiti, sono state ricostruite le modalità con cui è stato condotto il progetto, fondato soprattutto sul gioco per quanto riguarda gli alunni, e gli esiti dell’intervento, parlando di ‘‘bambini più adultizzati’’, di comportamenti latenti, di disagio sociale, di assenza delle famiglie. «La scuola – hanno concluso i relatori – è sicuramente il luogo migliore per individuare atteggiamenti che possono risultare poi devianti, e cercare di combatterli. E questa è l’età giusta per intervenire».