Cronaca
2 Novembre 2011
«Il porticciolo è cosa nostra»

SANTA MARINELLA – Duro attacco del circolo del Prc di S. Marinella “Benedetti Michelangeli”, all’indomani del consiglio comunale che lunedì sera ha approvato a maggioranza l’ampliamento del porticciolo. «L’approvazione dell’accordo di programma con la Porto Romano è avvenuta in
solitudine e senza alcun dibattito – attacca il Prc – visto che l’opposizione compatta ha abbandonato l’aula per protesta. La commissione consiliare sul porto, richiesta il 7 luglio 2008 (un anno e mezzo fa) fu approvata in virtù dell’impatto che la grande opera avrebbe comportato. L’ampliamento fino a tre volte del porto coinvolge l’unica spiaggia libera in area urbana, la foce di due fossi, in assenza di un piano particolareggiato della costa e persino di un piano di
viabilità. La commissione consiliare sul porto aveva lo scopo di coinvolgere la città nell’eterna diatriba tra Comune e società “Porto Romano”, restituendo ai cittadini facoltà di decisione su un bene di loro proprietà, sottrattogli in maniera truffaldina dal losco decreto Dini». «Invece – prosegue il Prc – non solo la commissione, ma l’intera opposizione non ha potuto accedere a nessuno degli atti che un progetto da trenta milioni di euro dovrebbe fornire in grande (e particolareggiata) copia. Gli emendamenti del Comune non sono stati resi disponibili nemmeno alle associazioni di diportisti interessate, le quali per conoscerle hanno aspettato la relazione in consiglio di Venanzio Bianchi fino all’una e trenta di notte. L’ultimo atto di assoluta sudditanza dei nostri amministratori alla Porto Romano è stata consumato. Il PRC ha, nell’ordine, sostenuto l’illegittimità del Decreto Dini, l’importanza di restituire il Porto agli enti pubblici competenti (Regione Lazio e Comune di S. Marinella) con un ricorso alla corte costituzionale; la necessità di pianificare un ampliamento (molto più modesto) con strumenti urbanistici trasparenti e razionali (piano della costa, piano del centro), registrando le reali necessità della città; l’urgenza di una VIA, visto il coinvolgimento dei fossi. Nessuna di queste opzioni è stata accolta, né dalla Regione né dal Comune. Come la consigliera Rocchi ha giustamente ricordato, la società Porto Romano (non interessata all’ampliamento del porto ma solo al lucro sull’esistente) si è ben guardata dal portare aventi la convenzione originaria: ha preteso un “accordo di programma” in cui la fetta al privato fosse molto più appetitosa (ci sono infatti, ad esempio, i residence, non previsti dall’originaria convenzione). Ricordiamo la Porto Romano non ha ottemperato ad alcuno degli impegni sottoscritti e non ha precluso l’accesso al porto ai cittadini solo perché quest’ultimi hanno fatto la voce grossa, nel silenzio ossequioso del Sindaco. Anche ieri, in Consiglio, l’Ass. Bianchi (con delega al porto) non ha mancato di sottolineare l’impotenza del Comune rispetto alla Porto Romano e la necessità che la città ha dell’opera, futuro volano dell’economia locale (che però fino ad oggi non ha creato nemmeno mezzo posto di lavoro).La città non è stata difesa, visto che persino l’avvocato del Comune è pagato dalla Porto Romano, e non è stata tutelata nemmeno nell’atto finale dell’iter, sottraendo all’opposizione quell’azione di controllo che poteva garantire all’accordo maggiore trasparenza. La brutta storia del porto si conclude ingloriosamente, come ingloriosamente è cominciata. Vista l’alta probabilità che società Porto Romano porterà avanti le infrastrutture meno costose e più redditizie, affidando a valenti avvocati il compito di trovare i cavilli che impediscano quei famosi grandi investimenti infrastrutturali, che l’Ass. Bianchi fiduciosamente annuncia e attende da anni, bisogna continuare a vigilare su questa storia, tipicamente italiana».