Cronaca
2 Novembre 2011
«No al Cie: Tarquinia vuole diventare una città turistica»

TARQUINIA – Il sindaco di Tarquinia Mauro Mazzola ha inviato una lettera al ministro dell’Interno Roberto Maroni, per chiedere con urgenza un incontro nel quale affrontare il problema inerente al Cie, un centro d’identificazione ed espulsione per immigrati clandestini. «Sono nuovamente a sollecitare, e con estrema urgenza – scrive il primo cittadino – un incontro per ribadire il ‘‘no’’ incondizionato al centro di identificazione ed espulsione, che dovrebbe trovare collocazione a Tarquinia, e per discutere del trasferimento di competenze concernente il deposito munizioni ‘‘Sabbatini’’ in località Fosso degli Albucci dal ministero della Difesa a quello dell’Interno». «La questione mi preme e per diversi motivi – spiega il Sindaco – uno su tutti, l’impegno di rendere la città sostenibilmente vivibile, laddove, per sostenibilità deve intendersi il massimo delle risorse sfruttate con il minimo dell’incidenza negativa sulla comunità. Non devo ricordarle della presenza di due grandi poli energetici, concentrati in una manciata di chilometri. Pertanto, non starò qui a dilungarmi, spiegandovi che l’incidenza negativa, in questo caso, ha superato di gran lunga il limite consentito e quindi sopportato. Spenderò, invece, due parole, per ricordarvi quanto il territorio sia stato non solo sfruttato, ma vessato, martoriato, prosciugato». «Tarquinia – insiste Mazzola nella missiva – dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco, vuole diventare una città a vocazione prevalentemente turistica, mettendo così in evidenza, in primis, l’enorme ricchezza storica ed artistica e muovendosi sempre di più verso il turismo ‘‘culturale’’. Va da sé che presentare un buon biglietto da visita non solo è necessario, ma indispensabile per rivalutare il territorio e meglio ‘‘vendere’’ – non svendere – le sue bellezze. L’immagine che viene data, in questo senso, non è riconducibile alla mera superficialità, ma al contrario, è contenuto ed espressione di ciò che si è: una cittadina che onora le profonde radici etrusche e tutela il ricco patrimonio ereditato. Potrete senz’altro intuire, a questo punto, cosa possa significare ospitare un centro di identificazione ed espulsione, per di più localizzato ai piedi di uno dei belvedere tra i più suggestivi della cittadina e al limitare della zona archeologica che racchiude l’acropoli dell’antica Tarquinia etrusca. Non sto, con ciò, giustificando il ‘‘no’’, limitandomi a considerazioni di puro ritorno economico. Tutt’altro. Sto lamentando una situazione coercitiva e fin troppo impositiva per i cittadini di Tarquinia e per tutti coloro i quali dovranno essere ospitati – o forse è meglio dire rinchiusi – nella vecchia polveriera ‘‘San Savino’’. Non si risolvono i problemi d’immigrazione ammassando e smistando persone, come fossero bestiame e togliendo loro l’ultimo residuo di dignità».