CIVITAVECCHIA – «Non si configura reato di occupazione di case popolari se il fatto è commesso in stato di necessità. Il ‘‘danno grave alla persona’’, necessario per la sussistenza dell’esimente di cui all’articolo 54 c.p. si verifica non solo nel caso di lesioni dirette della vita o dell’integrità fisica del soggetto, ma anche nel caso di lesioni indirette: la mancanza di un alloggio costituisce un’ipotesi di lesione indiretta dell’integrità fisica, poiché il diritto di abitazione rappresenta un diritto primario della persona».
Citano una sentenza della Corte di Cassazione le dodici famiglie tirate in ballo dal direttore generale dell’Ater, Riccardo Arena, quando ha parlato di pressioni da parte del Sindaco in fase di assegnazione delle case popolari, riguardanti i requisiti posseduti.
Spiegano il loro stato di emergenza che si protrarrebbe da mesi: «Le case da noi tutt’oggi occupate – fanno sapere – erano assegnate a persone che non ci risiedevano da anni». Dichiarazione accompagnata tra l’altro da due esempi, il primo riguardante una delle dodici famiglie, composta da cinque persone che dopo aver partecipato per quattro anni al bando per l’assegnazione di un alloggio popolare, avrebbe per necessità occupato abusivamente un appartamento libero anche se assegnato e dopo aver avuto ragione in Tribunale (furono denunciati in quanto abusivi) l’Ater li avrebbe citati in giudizio sempre per lo stesso motivo; il secondo esempio si riferisce ad una giovane coppia che, dopo numerosi tentativi di ottenere un appartamento in maniera regolare – sono arrivati secondi in graduatoria – e dopo aver vissuto per un anno in emergenza abitativa, la coppia con un figlio a carico avrebbe occupato un appartamento assegnato ad una «facoltosa famiglia civitavecchiese che non ne beneficiava», autodenunciandosi fino allo sfratto che portò il capo famiglia a minacciare il suicidio. In entrambi i casi gli appartamenti furono rassegnati su disposizione del Sindaco alle famiglie che attualmente vi risiedono.
«Forse sarebbe il caso di non chiamarci abusivi o clandestini, visto che abbiamo la residenza da anni e paghiamo le utenze domestiche, l’affitto e le tasse comunali- dichiarano le dodici famiglie – una cosa è sicura: i veri abusivi non siamo noi. Perché l’Ater non si è mai interessata a noi cittadini? – si interrogano le dodici famiglie – Perché le interessa soltanto puntare il dito contro il Comune e usare noi per fare la guerra?». «Noi vogliamo soltanto vivere sereni – proseguono in una lettera trasmessa nei giorni scorsi alla nostra redazione – siamo disposti in qualsiasi momento a mostrare i nostri requisiti e tutta la documentazione che prova il nostro stato di necessità».
Le critiche delle famiglie citate recentemente da Riccardo Arena sono rivolte proprio all’Ater: «Chi non ci conosce e non conosce la vera storia – affermano i residenti degli alloggi popolari – non parli tanto per farlo. Se l’Ater avesse fatto bene il suo lavoro – dichiarano ancora – noi non saremmo stati costretti a sfondare una porta e tutte le risorse fisiche ed economiche che stanno usando per buttarci fuori sarebbe bene che li usassero per perseguire chi lo merita veramente, magari per togliere le case a chi non ne ha più bisogno in quanto benestante o non più residente».
Infine invitano l’Ater e il Comune ad aprire un tavolo su questa questione e cercare di risolverla nel minor tempo possibile».
Società
2 Novembre 2011
«Non siamo abusivi ma vittime dell’Ater»

