Scuola e Università
2 Novembre 2011
«Ripartiamo dalle esigenze del territorio»

di MARTINA DE ANGELIS

CIVITAVECCHIA – «Bisogna rifondare un’offerta universitaria a Civitavecchia e ancorarla al territorio». La dichiarazione è di Nicola Porro, ex candidato a sindaco di Civitavecchia alle elezioni comunali del 2007 e docente universitario di ruolo di sociologia. L’affermazione si basa sulla situazione universitaria a Civitavecchia che è ormai critica. I poli decentrati universitari, non vengono più supportati sia dal punto di vista economico che da quello dell’offerta didattica e come qui anche a livello nazionale. Quando nei primi anni 2000 la riforma Berlinguer, chiamata comunemente nell’ambiente universitario ‘‘la 509’’, sostituì il vecchio sistema e cambiò molti aspetti dell’università italiana, portò sia novità positive ma anche negative. Con l’esclusione di Medicina, che mantenne le stesse caratteristiche, tutti gli altri corsi di laurea attuarono la formula ‘‘3 più 2’’, ovvero prima un triennio di base e un biennio di specialistica dopo. Un aspetto positivo della riforma fu proprio il fatto di avvicinarsi alle situazioni locali, costituendo dei poli decentrati delle più importanti università italiane. Secondo Porro però, almeno qui a Civitavecchia, si sono dislocati dei corsi di laurea che non hanno niente a che fare con la realtà locale, come per esempio il corso di ingegneria della sicurezza sul lavoro. «Dovrebbero pensare di più alle esigenze del territorio – continua il docente – e nel nostro caso servirebbe più incentrare l’offerta didattica sulla ricerca visto che siamo in una città di mare, e soprattutto focalizzarci sulla vastità di siti archeologici che possediamo, non solo a Civitavecchia ma anche nel comprensorio». La facoltà di ingegneria per esempio, è attiva solo figurativamente, e gli studenti per svolgere gli esami e seguire le lezioni si recano nella capitale. «Sono rimaste attive solo due o tre materie alla sede in via dei Poggi – spiega un ex studente – però gli ultimi esami e tesi compresa, mi sono recato a Roma». È qui che entra in gioco l’altra faccia della medaglia della riforma ed è sempre Nicola Porro che spiega il problema perché sorge: «Avvicinandosi anche ai piccoli centri locali si è dovuta moltiplicare l’offerta didattica e quindi si sono raddoppiati anche i costi che non potevano essere supportati adeguatamente: i pochi professori di ruolo, si alternavano tra la sede centrale e quella distaccata, così facendo l’offerta didattica veniva sguarnita per questo venne avviata la cosiddetta ‘‘politica dei contratti’’ ovvero incrementare il corpo docente». Ricercatori e professori di ruolo ai quali a volte non veniva nemmeno rimborsato il pendolarismo, di conseguenza non erano motivati a svolgere l’insegnamento fuori la facoltà principale. Il carico alla situazione negativa è stato dato poi dal Decreto Ministeriale 270 che scoraggia il decentramento dell’offerta didattica. Come è stato già affermato, la situazione non si presenta solo a Civitavecchia ma anche in tutta la nazione. Solo nel Lazio i poli decentrati delle grandi università hanno chiuso uno dopo l’altro, evidenziando il distacco delle sedi principali verso le distaccate. «I tagli dei finanziamenti alle università e irrigidimento delle forme attuati dalla nuova riforma – dichiara Porro – non permettono più alle piccole realtà territoriali di usufruire di un’università nel loro territorio» inoltre prosegue «per non parlare del fatto che l’università a Civitavecchia è stata concepita e recepita nel modo sbagliato» continua «non si deve pensare alla scelta di una carriera universitaria solo perché si ha la propria facoltà sotto casa: basta pensare ad un’università fatta su misura, un’università IKEA. Si continuano a sfornare ingegneri su ingegneri non sapendo come occuparli sul territorio».
A proposito dell’amministrazione comunale il docente universitario dichiara: «Ho sempre avuto modo di criticare le mancate responsabilità di questa amministrazione verso il campo universitario e la trascuratezza per la situazione attuale, ma non voglio farlo passare per un attacco politico, parlo da professore universitario non da opposizione».
Alla domanda ‘‘cosa può servire a Civitavecchia?’’, Nicola Porro risponde: «Secondo me c’è bisogno di sviluppare competenze nei trasporti e una qualità della ricerca ambientale».