CERVETERI – «Ancora una volta la montagna ha partorito il topolino. Anzi, una serie di topolini che ora dovranno chiedere pubblicamente scusa delle accuse lanciate in aria come stracci nei confronti di chi avevano falsamente additato alla pubblica opinione come disonesti ed approfittatori». Le parole sono del sindaco Gino Ciogli per commentare il suo totale proscioglimento nell’inchiesta avviata dalla Procura della repubblica di Roma in merito ai cosiddetti ‘‘rimborsi d’oro’’ che consiglieri della passata amministrazione provinciale avrebbero ottenuto dai datori di lavoro. Denaro intascato per le ore sottratte al lavoro in virtù dell’impegno a Palazzo Valentini. Qualcuno aveva accusato il sindaco Ciogli di essersi intascato centinaia di migliaia di euro senza motivo, un teorema che la magistratura ha totalmente smontato, riconoscendo la liceità di tutti i comportamenti assunti quando era consigliere provinciale. «Desidero premettere – ha detto Ciogli – per quando riguarda altri amministratori provinciali invece rinviati a giudizio, come questo atto non equivalga ad un verdetto di colpevolezza. Stando ai casi che conosciamo da vicino, ad esempio, Tiziano Cerasa, presidente del Consiglio comunale di Civitavecchia, oggetto di una furibonda campagna denigratoria perchè lavorava in una azienda di famiglia, è stato assolto con formula piena. A Cerveteri, sempre ad esempio, Carmelo Travaglia, capogruppo PD, lavora nell’azienda del figlio, ma nessuno si sogna di contestargli alcunchè. Quando, a suo tempo, fui intervistato dalla stampa, io spiegai che, per quanto riguardava la mia posizione, si trattava di rimborsi chiesti ed ottenuti dalla Banca di Roma, presso cui io lavoravo fin dal 1978 senza soluzione di continuità e con una progressione di carriera visibilmente influenzata, negativamente, dai miei impegni politici. Il fatto di avermi inserito nello scoop giornalistico fu una vera opera di sciacallaggio».
Cronaca
2 Novembre 2011
«Smascherati gli sciacalli di Cerveteri»

