Società
2 Novembre 2011
Mimose ed emancipazione protagoniste dell’8 marzo

FESTACIVITAVECCHIA – In un periodo in cui i mass media raccontano storie raccapriccianti che vedono come protagoniste indifese le donne, mai come quest’anno l’8 marzo è stato visto come il momento ideale per le donne di far sentire la propria voce.
Malgrado il freddo pungente, ‘‘le donne di Civitavecchia, della città del porto vogliono salpare nella direzione della dignità dei diritti e dell’emancipazione. Se non ora, quando?’’.
Hanno voglia di riscatto, di distruggere quel falso mito che «la televisione asservita» trasmette sotto forma di top model e veline, perchè essere donna è qualcosa di più: «Esistono molte ragazze a Civitavecchia che non si immedesimano nei modelli propinati dai media – commenta Carlotta Alessandri del Liceo Scientifico ‘‘Galilei’’ -. Dobbiamo poter avere le stesse possibilità offerte agli uomini – continua -, anche in campo politico. Basta quote rosa».
Pensiero condiviso anche dalle donne di Allumiere che, in una lettera inviata alla festa che ieri si è celebrata in piazza Fratti, hanno lanciato un appello alle civitavecchiesi affinché insieme possano lottare «per una realtà più giusta», rinunciando anche ad «una parità di sessi a tutti i costi se questo significherebbe rinunciare a quelle doti particolari che rendono una donna tale».
E a chiedere e credere in un cambiamento, se tutte le donne di Civitavecchia si riunissero sotto la stessa bandiera, sono anche Giulia Bevilacqua, 26 anni, neo laureata in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali: «La questione femminile in Italia va oltre il caso Berlusconi». Patrizia di Luca, lavoratrice presso l’Interporto: «Non riusciamo ad emergere perché l’azienda preferisce promuovere gli uomini». Tina Coppola, docente precaria, Giuseppina Altieri, una delle poche ‘‘donne artigiano’’ ed Elisa Aceto del Telefono Rosa di Civitavecchia: «In via Giusti lavoriamo come sempre».
Per l’occasione è stato consegnato un mazzo di fiori a Leda Gallinari: prima donna della città a ricoprire la carica di consigliere comunale e dopo di assessore. Segno che le donne possono.

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