Società
2 Novembre 2011
"In ginocchio dalla delocalizzazione"

CIVITAVECCHIA – «Noi commercianti di piazza Regina Margherita, via Doria, via Mazzini, via Carducci e zone limitrofe, vogliamo far conoscere alla cittadinanza il grave stato di crisi in cui versano le nostre attività. Crisi che è diventata insostenibile da quando sono partite le grandi manovre (ma non i lavori, per la mancanza di permessi!) per la ristrutturazione del mercato, in deleteria concomitanza con opere di manutenzione delle strade, che l’assessorato competente non è riuscito a coordinare al meglio». Lo dichiarano in una nota i commercianti del mercato storico, spiegando che in tempi non sospetti «quando si poteva ancora intervenire sulle modalità di intervento, seguendo i criteri di buon senso e funzionalità, sia economica (per il Comune e per la ditta), che operativa (per i commercianti e per i clienti), avevamo proposto i lavori in 2 steps, facendo ruotare i box a piazza XXIV Maggio e dislocando i banchi ambulanti fra piazza del Conservatorio e piazza Saffi, nel cuore del mercato storico». «Questa soluzione, da noi tutti condivisa, oltre ad incontrare il parere favorevole dei tecnici progettisti e, ovviamente, quello di operatori e clienti, aveva trovato il plauso della Confcommercio e del Centro Commerciale Naturale – proseguono i commercianti – si sarebbe evitato di occupare la trincea e di togliere i parcheggi, vera linfa vitale di ogni attività, di sperperare denaro nell’allestimento di un numero doppio di box e, soprattutto, di tagliare drasticamente il cordone ombelicale che legava, da oltre 60 anni, le attività a sede fissa a quelle ambulanti, rovinando gli uni e gli altri. Oggi, il risultato è sotto gli occhi di tutti, ed è purtroppo quello che avevamo cercato in tutti i modi di scongiurare; domani, gli incompetenti suggeritori di questa delittuosa scelta pagheranno un duro prezzo politico: hanno messo in atto una delocalizzazione che ha massacrato tutti gli operatori, riuscendo lì dove aveva fallito la grande distribuzione, cioè a rompere la dinamica sinergia che legava il commercio dei negozi con quello dei banchi e ad esasperare gli animi (come si evince anche dall’ultima riunione in Comune, quando l’ennesima presa in giro ha scatenato la rabbia degli ortofrutticoli)».