Porto
2 Novembre 2011
"Organico sovradimensionato per scelte passate sbagliate"

CIVITAVECCHIA – Ricorrere ala cassa integrazione speciale, in questo momento, sembra essere davvero l’unica soluzione per la dirigenza della Seport. Lo hanno confermato il presidente Gino Lorenti Garcia e il responsabile amministrativo Umberto De Angelis. Una cassa integrazione che, a giro, toccherà tutti i dipendenti della società di interesse generale del porto e durerà il tempo necessario per riportare il bilancio almeno in pareggio e far si che si trovino altre soluzioni per aumentare la produttività e diventare concorrenziali sul mercato, permettendo così ai soci nuovi investimenti. Il 2010 sarà chiuso, infatti, con circa 600 mila euro in meno di ricavi: una crisi che la dirigenza di Seport pensava di poter fronteggiare fino a maggio scorso. Ma da giugno in poi, con i mesi estivi che sono quelli in cui si lavora comunque maggiormente, la situazione è praticamente precipitata. “È un problema strutturale, incontrovertibile, che si può risolvere solo con l’introduzione di innovazioni tecnologiche – ha aggiunto Garcia – problema che deriva dalla diversa considerazione che, da due anni a questa parte, si ha del rifiuto, inteso oggi come risorsa. Le navi da crociera si sono dotate di inceneritori, differenziano i rifiuti a bordo, li trasformano in energia: a noi, quindi, arrivano sempre meno rifiuti. E non dimentichiamo anche che a Civitavecchia i costi di conferimento in discarica, con 170 euro a tonnellata, sono tra i più alti”. Garcia poi ha rincarato la dose, anche alla luce delle dichiarazioni dell’ex presidente Giorgio Davoli. “Quando mi insediai nel 2008 l’azienda contava 74 dipendenti – ha spiegato – il problema era che, anche per lavori stagionali furono assunte una ventina di persone a tempo indeterminato”. Assunzioni criticate da Garcia come “clientelari”. “Io non ho assunto nessuno, e forse questo può aver dato fastidio – ha aggiunto – oggi, con 64 dipendenti, abbiamo un organico sovradimensionato per scelte sbagliate della precedente dirigenza e per non avere bene interpretato il mercato del rifiuto. Il costo del personale influisce del 52% sul fatturato: è eccessivo. I lavoratori sono garantiti se l’azienda va bene. In un anno, insieme a De Angelis, abbiamo tagliato un milione di costi, dovuti a spese superflue, ad affidamenti esterni, a scarsa razionalizzazione del lavoro”. È stato poi De Angelis a sottolineare come, proprio a tutela dell’occupazione e della società stessa, “appena insediati abbiamo aperto un tavolo permanente con le organizzazioni sindacali, cosa mai avvenuta in precedenza – ha aggiunto – questa società va ristrutturata, facendo funzionare gli impianti al passo con i tempi e impegnando il personale in modo adeguato”.