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    Lettere
    2 Novembre 2011
    "Un percorso comune per la creazione di una città-porto"

    CIVITAVECCHIA – “Ai timori espressi recentemente da sindacati ed operatori sulla situazione economica ed occupazionale del nostro scalo, dovrebbero essere date risposte adeguate. In una situazione di crisi dell’economia cittadina che coinvolge settore terziario e artigianale, con un tasso di disoccupazione ai livelli campani, se dovesse venire meno anche il polmone occupazionale del porto e la sua capacità di sviluppare indotto, ci troveremmo in una situazione veramente tragica. Sarebbe necessaria una logica di sistema, aimè assente nelle politiche di sviluppo di questa città; mettere cioè, ad uno stesso tavolo sindacati forze imprenditoriali enti e società per ipotizzare unità di intenti per un rilancio economico. Il rilancio del porto di Civitavecchia, è iniziato, anche, con lo sviluppo crocieristico (in cui nessuno credeva), ma purtroppo per ragioni di natura politica (bassa), Civitavecchia non è mai diventata città porto, cioè una vera città portuale caratterizzata da sinergie comuni, da sviluppi comuni tra città e porto. E’ rimasta purtroppo una semplice città con il porto; tra le 2 entità c’è stata sempre una sorta di compartimenti stagni, tra piano regolatore portuale e piano regolatore della città, una mancanza di sviluppo integrato, di governance di una città-porto, aperta a tutti gli attori della comunità. Spesso questo è avvenuto (sciaguratamente) per ragioni di diversità politica nella gestione della città e del porto, spesso per incapacità, ma mai, nessuno ha mai provato di considerare nella sua unitarietà l’entità città porto. E’ questo che bisogna chiedere al sindaco e all’autorità portuale, che lo sviluppo del porto sia lo sviluppo della città, una specie di simbiosi mutualistica mai praticata, che porterà ovviamente benefici alla città ed al porto, e da cui dipenderà lo sviluppo di tutto il territorio. E’ evidente poi la necessità di infrastrutture logistiche, vista la difficoltà di interconnessione con le reti; l’obbligatoria necessità di coordinamento, tra programmazione nazionale e regionale, in alcuni casi totalmente assente nel passato e una visione più strategica per l’interporto. Last but not least, scelte che rispettino più le competenze e le professionalità, rispetto alla vicinanza a questo o a quel partito, a questo o quel politico, perché si tratta di un settore ad alto tasso di competizione, come dimostra il caso Livorno”.
    Tullio Nunzi
    Responsabile Infrastrutture Trasporti Logistica e Mobilità
    Confcommercio – Imprese per l’Italia