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    Amministrazione
    2 Novembre 2011
    San Liborio, tanti palazzi e poche opere di urbanizzazione

    CIVITAVECCHIA – A che punto sono le opere di urbanizzazione a San Liborio? In molti se lo chiedono, passando tra le strade che in teoria dovrebbero raccontare di una città in espansione nella parte alta. Strade residenziali, spazi di sosta o di parcheggio, fognature, rete idrica, rete di distribuzione dell’energia elettrica del gas e pubblica illuminazione, spazi di verde attrezzato e cavedi multi servizi, oltre a cavidotti per il passaggio di reti di telecomunicazioni. È questo l’insieme dei lavori necessari a rendere un’area idonea all’utilizzazione prevista dal Prg, dei quali tuttavia, guardando bene San Liborio, si nota l’assenza in diversi punti.
    Eppure negli anni scorsi, quando fu svincolato il Comparto A, la previsione parlò di un 60% di opere di urbanizzazione da realizzare nel nuovo quartiere prima che sorgessero le case, con il Comune che sposò la causa ‘‘San Liborio’’ in nome della crescita e dello sviluppo della città, benedicendo – non è stato certo l’unico caso – la creazione di un consorzio preposto all’attività urbanistica in quell’area. Un consorzio di imprese chiamato ‘‘Consorzio San Liborio’’ (all’interno una sola ditta civitavecchiese), seguito in una prima fase da un tecnico comunale, che ha affidato dei lavori in appalto ad una ditta del Lazio.
    La stessa che in subappalto ha chiesto alla Sitad, impresa di Civitavecchia, la fornitura di materiali per un totale di 160mila euro. Soldi mai finiti nelle casse dell’impresa, che da due anni attende il dovuto, mentre il consorzio ha già corrisposto fino all’ultimo centesimo le spettanze alla ditta appaltatrice.
    Il tutto nella totale indifferenza da parte del Comune, che neppure sulla percentuale di realizzazione delle opere di urbanizzazione a San Liborio ha mai aperto bocca. I palazzi crescono come funghi, mentre continuano a mancare i servizi essenziali. Figuriamoci se dovessimo parlare di opere di urbanizzazione secondaria come asili nido, scuole dell’obbligo, mercati di quartiere, delegazioni comunali, chiese ed altri edifici per servizi religiosi, impianti sportivi, centri sociali e attrezzature culturali e sanitarie.
    Per il momento ci si trova di fronte ad un quartiere dalla vocazione per il mattone, dove il privato si accinge a superare i 100 metri-cubi di case e il pubblico non si preoccupa minimamente di accertare il giusto rapporto in termini di servizi essenziali.