Sport
2 Novembre 2011
<strong>10 Domande a…:</strong> Alessandro Paoloni, un portiere on the beach

CIVITAVECCHIA – Riportiamo l’intervista di Antonio Matrone ad Alessandro Paoloni pubblicata dal quotidiano La Provincia nell’ambito della rubrica 10 domande a…

 

di ANTONIO MATRONE

 

Tempo d’estate, tempo di spiagge assolate e di mare. Per l’undicesima puntata di 10 domande a………. corriamo sulla sabbia e, insieme ad Alessandro Paoloni scopriamo il beach – soccer, vero e proprio “must” dei litorali nostrani, che si propone di diventare disciplina sportiva per tutte le stagioni.
1)Come nasce la passione per il beach soccer?
“E’ nata per caso. Giocavo a calcio a Castelgiorgio, in Umbria, quando sono stato contattato da Torres, ex compagno di squadra, che mi ha invitato, per un provino, ad Ostia dove stavano allestendo una squadra, la Colosseum, per disputare la Lega Nazionale di beach soccer. Avevo avuto altre esperienze in tornei estivi sulla sabbia ma questa si è dimostrata una realtà ben diversa e molto più difficile. Superato, con successo, il provino ho dovuto affrontare grosse difficoltà: le regole, ad esempio, sono molto complicate per il portiere ed i margini di errore minimi essendo il ruolo una parte molto importante della squadra. Devo ringraziare il mister, brasiliano, Cesaria che mi ha dato fiducia e mi ha aiutato a superare le iniziali difficoltà”.
2) Per un portiere quali differenza ci sono con il calcio?
“Le differenze sono tantissime, se, come si dice, nel calcio il portiere è “mezza squadra” nel beach soccer il ruolo è doppiamente fondamentale, poiché oltre a parare, cosa molto più difficile sulla sabbia per la variante costituita dal rimbalzo spesso irregolare, di fatto, devi impostare l’azione d’attacco. Con i suoi rinvii, da effettuare entro cinque secondi, il portiere fornisce veri e propri assist per gli attaccanti. Inoltre, la sabbia comporta maggiore sforzo fisico in quanto, avendo un’area di rigore più ampia, spesso bisogna uscire dalla porta per intervenire”.
3) Come si sviluppa il gioco nel beach soccer?
“Sembrerebbe uno sport senza schemi e senza tattica; al contrario ci sono molti modi di impostare un’azione di gioco ed il nostro allenatore, con precedenti in nazionale (il Brasile con Portogallo e Spagna sono leader in questo sport n.d.r.), parla molto con la squadra e ci fa lavorare tanto sui movimenti da fare in campo e sulle posizioni da ricoprire in fase offensiva. Ho la fortuna di giocare con due campioni del mondo 2009 e con due campioni europei, i gemelli spagnoli Torres, oltre ad una vecchia conoscenza calcistica Aldair, questo mi consente di imparare tantissimo da loro e di confrontarmi con realtà inimmaginabili fino allo scorso anno. Osservando gli allenamenti si comprende come questo sport si basi molto sugli schemi che vanno ripetuti molte volte per memorizzarli al meglio. Spesso i gol realizzati passano dalla corretta esecuzione di uno schema”.
4) Quali sono le caratteristiche che deve avere un giocatore di beach soccer?
“Sicuramente deve avere un’ottima preparazione fisica in quanto sulla sabbia la forza, come resistenza allo sforzo, e l’esplosività sono doti da cui non si può prescindere. Altra dote importante è la tecnica che deve consentire al giocatore di potersi destreggiare su un campo “disagiato”. In squadra, per fortuna, ho l’imbarazzo della scelta per apprendere i fondamentali di questo sport in quanto il quintetto iniziale (nel beach soccer i cambi sono illimitati n.d.r.) è composto da giocatori di alto livello dai quali noi ragazzi abbiamo molto da imparare. Inoltre è importante avere buoni cambi, poiché disputare tre tempi da dodici minuti effettivi con lo stesso quintetto è impossibile; buoni cambi significa mantenere un alto livello di gioco”.
5) Ritiene che il beach soccer possa diventare uno sport per tutte le stagioni?
“In Russia, a sorpresa, neo campione d’Europa, già lo è diventato. Loro hanno investito molto su questo sport creando molti campi indoor per allenarsi tutto l’anno. Al contrario, in Italia, ad oggi, è uno sport prettamente estivo. Il movimento sta crescendo ed in dieci anni sono stati compiuti passi da gigante; oggi, come campionato, siamo più importanti anche del Brasile per qualità dei giocatori che militano nelle varie squadre. Da noi si trova il meglio del calcio brasiliano e di quello europeo ed il livello di competitività è molto alto. Con qualche investimento in più si potrà arrivare ad un beach soccer su dodici mesi. Personalmente, lo ritengo uno sport per tutte le stagioni ed auspico che, a breve, possa diventare anche disciplina olimpica”.
6) Qual è il livello organizzativo del beach soccer in Italia?
“Attualmente il beach soccer è un settore della F.I.G.C., molte squadre stanno organizzando i settori giovanili ed in alcuni casi come a Milano si sono costituite vere e proprie scuole di beach soccer. Anche noi ad Ostia abbiamo iniziato a creare una scuola per bambini, la prima sul litorale. Il movimento, come dicevo, è in crescita, le nostre partite sono trasmesse da Sky ed il livello organizzativo è molto buono. Gli sponsor vengono sempre più attratti da questo sport, ci sono ottimi impianti di gioco, molto capienti, che registrano una buona affluenza di pubblico ed, inoltre, dal prossimo anno ci sarà anche la seconda divisione nazionale”.
7) Ritiene che a Civitavecchia ci siano margini di sviluppo per il beach soccer?
“A Civitavecchia, in passato, sono stati organizzati alcuni tornei estivi ma a parte questo non ci sono segnali che facciano sperare nella nascita di una squadra di beach soccer nella nostra città. C’è da dire che non c’è uno spazio adeguato da adibire ad impianto di gioco. Ad Ostia abbiamo un lungo litorale ed è stato facile ritagliare uno spazio per i campi. L’alternativa potrebbe essere costituita da uno spazio indoor. Questo è uno sport che inizia ad avere un buon seguito; ad Ostia, anche per il fatto che gioca Aldair, le persone fanno la fila per venire a vedere le partite”.
8) E’ uno sport che consiglieresti ai bambini?
“Sicuramente è uno sport faticoso che richiede tanto lavoro e molto impegno nel farlo. Per questo ritengo che possa essere “formativo” sia dal punto di vista fisico che mentale per i ragazzi che si affacciano allo sport”.
9) Quali ritiene siano i margini di miglioramento in questo sport?
“Premesso che poco tempo pratico questo sport e, quindi, ho poca esperienza in materia, debbo dire che l’organizzazione in questo sport è di assoluto livello. Per la prima tappa del campionato sono stato a Lignano Sabbiadoro dove ho giocato in uno stadio da tremila spettatori, tutto esaurito, sono rimasto stupito dall’organizzazione, dall’accoglienza ricevuta. Tutto perfetto. Idem ad Olgiate Olona, sede del campo del Milano. Un impianto sportivo con piscina enorme, discoteca, albergo e campo da golf immerso nel verde. All’interno di questa struttura hanno creato un campo di beach soccer molto bello e molto frequentato. Un altro impianto spettacolare è quello che hanno realizzato, per la Coppa Italia, al Circo Massimo. Ogni giorno c’era il tutto esaurito. Ritengo che, come organizzazione, siamo ad un ottimo punto”.
10) Resoconto del suo primo anno e progetti per il futuro.
“La stagione è in corso di svolgimento, qualora arriviamo tra le prime quattro disputeremo la final four ad Ostia dal 13 al 15 agosto. Detto questo, i primi mesi di questo sport mi hanno arricchito tantissimo. Ho conosciuto persone stupende e mi sono confrontato con giocatori di livello elevato. Io sono dilettante ma nella Lega ci sono molti giocatori professionisti, gli ingaggi non sono elevati ma buoni. Devo ringraziare la Società che, seppur nata da un anno, è molto organizzata e non ci fa mancare nulla. Stanno programmando il futuro innestando molti giovani accanto a giocatori d’esperienza. Nel nostro sport non ci sono grandi infortuni muscolari o da trauma e con una buona preparazione puoi, specie da portiere, avere una lunga carriera. Sto vivendo un’esperienza emozionante e non chiedo altro che di poterla vivere per tanti anni”.