CIVITAVECCHIA – «Taxi Roma, Taxi Roma». Non hanno bisogno di presentazioni, si riconoscono dal posto in cui si collocano e da ciò che dicono. Sono i nuovi fantasmi del porto, invisibili a chi è chiamato a controllarli ma stranamente visibilissimi ai turisti. Sono loro gli abusivi del trasporto privato, quelli che qualcuno chiama Ncc e altri semplicemente tassisti, che tuttavia il taxi non ce l’hanno. Hanno però una licenza e qualche volta delle belle macchine, che cautamente da tempo non introducono più nel porto. Meglio non rischiare e tentare di adescare i turisti a piedi, magari lasciando le macchine davanti la chiesa del Ghetto e chissenefrega se esiste un divieto di sosta. Arrivano di buon ora nel porto, si accordano sulla corsa per Roma e insieme ai ‘‘clienti’’ si spostano a piedi fino al Ghetto, poi si parte. Un rituale che la dice lunga sul tasso di legalità che circonda il turismo civitavecchiese: mentre da parte dell’amministrazione le iniziative mancano, c’è chi si organizza come può e pratica l’arte di arrangiarsi. Nascono così i professionisti del trasporto, che di inglese o francese non conoscono neppure una parola ma semplicemente sono in grado di destreggiarsi tra le strade della capitale. E poi le solite menate dell’economia locale che va a rotoli, del civitavecchiese che non sa vendere e della città che non offre attrattive monumentali. La verità è che all’apatia di una realtà che di rimboccarsi le maniche neppure vuole sentire parlare se ne contrappone un’altra determinata e decisa. Se poi c’è chi chiude un occhio, il successo è assicurato.
Porto
2 Novembre 2011
Trasporto abusivo, la nuova frontiera dei turismo locale

