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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Uccise la convivente: pena confermata in Appello, scarcerato

    ALLUMIERE – Pena confermata a quattro anni e mezzo di reclusione, nel processo d’appello, per Carlo Babacci, il 62enne che l’11 agosto del 2009 uccise ad Allumiere la convivente Mara Goffredo, picchiandola. L’uomo si è però visto concedere gli arresti domiciliari, dopo un anno e mezzo di carcere, presso una casa di cura neuropsichiatrica di Genzano. La decisione è stata adottata dalla I Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Mario Lucio D’Andria, che ha confermato così il precedente giudizio emesso il 28 aprile scorso, per l’accusa di omicidio preterintenzionale. Inizialmente l’uomo era stato arrestato per omicidio volontario. Il pg Pietro Catalani aveva chiesto la derubricazione del reato in lesioni e l’invio degli atti alla procura di Civitavecchia perché procedesse contro l’uomo per maltrattamenti nei confronti della convivente. Secondo la ricostruzione processuale, il delitto sarebbe culminato al termine di un rapporto difficile della coppia: entrambi erano infatti da tempo in cura presso il centro d’igiene mentale di Civitavecchia. Secondo la ricostruzione degli inqurenti, nella violenta lite, la donna è caduta lungo le scale della comune abitazione. Una caduta determinata dal tentativo della Goffredo di sottrarsi alle violente percosse dell’uomo e che ha portato la donna a morire alcune ore dopo in ospedale.
    L’ipotesi della reclusione presso una struttura psichiatrica o comunque in una struttura ospedialiera apposita, venne suggerita dall’avvocato difensore dell’uomo, Giulio Piras, già all’indomani dell’arresto. Il 62enne soffriva infatti da tempo di una schizofrenia cronica residuale che lo costringeva ad essere tenuto sotto controllo, sottoposto ad una puntura di medicinale specifico, una volta a settimana. I due conviventi, oltre 20 anni fa, si erano conosciuti proprio all’interno di un ospedale psichiatrico, il Santa Maria della Pietà a Roma, e poi avevano deciso di trascorrere il resto della vita insieme, condividendo la casa di Babacci ad Allumiere, dove tutti ormai li conoscevano.