Lettere
2 Novembre 2011
Un futuro glocal per l'industria culturale civitavecchiese

CIVITAVECCHIA -Da alcuni anni abito a Civitavecchia e dopo la nascita del Giornale di Civitavecchia, ho iniziato ad immergermi nell’humus civitavecchiese cercando sempre di più di unire il mio lavoro di editore al desiderio di essere utile a questa terra. In questa ottica è nato il “Un mare di lettere” evento enogastroletterario che si unisce ad altri eventi simili che organizzo a Castelnuovo di Garfagnana, Terracina, Catanzaro, Barga, Lecce e Catania.
Così come il “Premio Rimbaud” un concorso che sta facendo conoscere la nostra terra fuori dalla costa nord laziale, che attrae giallisti da Roma, Napoli, Milano e moltissime altre città italiane.
Ebbene “Un mare di lettere” e il “Premio Rimbaud” si pongono, per via della loro struttura, degli ospiti, delle presenze e dell’ufficio stampa nazionale, come momenti “glocal”. Ovvero rappresentano a buon diritto gli ingranaggi del sistema futuro di comunicazione. Sistema che integra gli eventi di qualità locali con il mondo globale. E chi sarà bravo a comprendere tutti i passaggi ed essere pronto a questa nuova fase avrà un posto in prima fila tra qualche anno negli ambienti culturali nazionali.
Civitavecchia ha già molti momenti che potrebbero con pochi passaggi diventare “glocal” ed esiste già la piattaforma sulla quale vivono come competitors.
Dunque basterebbe saper creare una sinergia con piani a lungo termine e finanziamenti sicuri per far uscire Civitavecchia dal proprio embrione locale e trasformarla in terra “glocal”. Terra dove esiste già una piccola industria culturale che potrebbe divenire traino vitale per l’intera zona.
Per completare questo passaggio stiamo studiando per Civitavecchia alcuni nuovi tasselli.
Qui entra in gioco la nuova trasmissione televisiva che sto curando: Book generation. In onda su 130 emittenti regionali e su canali SKY la trasmissione parla di libri facendolo in maniera differente. Infatti ogni puntata dura 15 minuti durante i quali i libri escono dai tradizionali schemi come le librerie, le biblioteche o le aule scolastiche e si trovano a vivere in mercati del pesce, piazze, corsi stradali, bar, spiagge. Tutto è in forte contrasto con l’esercizio della lettura che richiede pace e silenzio, mentre con Book generation abbiamo voluto portare il libro dentro al mondo reale.
Il modello, studiato e realizzato a Roma, e in buona parte girato anche a Civitavecchia nel centro storico con forze ed elementi civitavecchiesi.
Insomma il passaggio in televisione darebbe alla città un piano di visibilità enorme con un sicuro ritorno economico per l’industria culturale e commerciale.
Quando si parla però di piano di sviluppo “glocal” non si può prescindere dall’avere un popolo con una preparazione e una sensibilità innovativa. E per questo è nato – dopo 2 anni posso dirlo – il Giornale di Civitavecchia, che ha una vocazione prettamente giornalistica, con l’intenzione di condurre i lettori ad essere cittadini più consapevoli. Uomini e donne animate dalla curiosità, dalla passione, dall’attaccamento alla propria terra e dal desiderio di fare un passo in avanti.
In buona sostanza, concludendo, se uniamo la sensibilità e l’animosità culturale di un popolo (stimolato ogni giorno a partecipare alla vita cittadina); gli eventi attrattivi di alto livello (che esistono già a Civitavecchia); una piattaforma programmatica comune; un approccio “glocal”; ebbene potremmo far crescere quell’industria culturale che altrove rappresenta il presente e il futuro di molti distretti europei.
Questo in buona sostanza il mio personale progetto culturale per Civitavecchia. Parlo di questo perché la terra che produce e matura eventi “glocal” deve saper superare la frammentazione campanilistica, mantenendo la propria chiara identità, ma contribuendo a sostenere una piattaforma di comuni eventi internazionali. Sarebbe un segno di maturazione pronto a generare una solida “industria culturale” e quando mi riferisco a “Industria culturale” parlo di luoghi economicamente sostenibili che si traducono in posti di lavoro.
Si tratta sicuramente di una sfida, ma non di una utopia. Civitavecchia è terra che negli ingranaggi “glocal” potrebbe trovare il proprio futuro.
Bisogna però che la politica torni a dialogare con gli intellettuali, abbandonando le derive da ultima spiaggia e torni a sforzarsi di decifrare e comprendere termini come “glocal” e “industria culturale”.
Andrea Giannasi