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    Cronaca
    2 Novembre 2011
    Ventinove famiglie nella disperazione

    CERVETERI- Lenzuola bianche con scritte di protesta attaccate ad ogni cancello e ad ogni siepe delle villette di via Rio dei Combattenti; è il segno della disperazione di ben ventinove famiglie etrusche che rischiano di perdere la loro casa. Le abitazioni saranno vendute all’asta in seguito al dichiarato fallimento, nel 2008, della ditta che le ha costruite. Quasi centocinquanta persone, tra cui numerosi bambini, anziani e donne in stato di gravidanza, rimarranno senza un tetto, per debiti non contratti da loro. «Sembra che l’unica soluzione sia ricomprare le nostre case», affermano, abbattuti e spaventati, i residenti del quartiere che tra dicembre 1998 e fine 2001 hanno stipulato un compromesso con il costruttore che li ha gettati nel baratro dei debiti. «Tre istituti bancari hanno iscritto un’ipoteca giudiziale su quelle che noi consideravamo le nostre case in virtù degli anticipi dati alla Di Mario Livio s.r.l, società costruttrice del complesso, che nel frattempo ci aveva consegnato le chiavi – dichiara una delegazione di residenti – sono passati anni ma non siamo mai arrivati all’atteso rogito notarile, poi è arrivato il fallimento della società». A nulla è valso il tentativo di cercare un accordo con le banche: «Eravamo disposti anche a pagare di più di quanto accordato anni prima pur di avere la cancellazione delle ipoteche – continuano i residenti – ma la somma proposta di 1.600.000 euro oltre il dovuto non sembra bastare. Siamo famiglie monoreddito, abbiamo dei bambini, le banche pretendono quasi il triplo del denaro offertogli, dove li prendiamo tutti questi soldi?». Il quartiere etrusco non si abbatte, con l’aiuto di tre legali, sta cercando con tutte le sue forze di uscire da questa incresciosa situazione che rischia di far perdere loro i sacrifici di una vita. Intanto proseguono le due cause iscritte al tribunale di Roma e Civitavecchia; qui il prossimo 7 luglio si terrà la prima udienza. I cittadini temono l’asta che potrebbe svolgersi a prezzo libero e senza diritto di prelazione «le abitazioni sono tutte prime case, alcuni di noi hanno versato alla ditta fallimentare quasi il 90% del prezzo dell’intero immobile, abbiamo effettuato migliorie alla villette,- concludono i cittadini – molti le hanno comprate con le vecchie lire e ora rischiano la rivalutazione in euro, tremiamo all’idea di perdere tutto». Oltre al danno la beffa, sembrerebbe infatti che persone legate alla ex ditta fallita continuino a costruire a poche centinaia di metri dell’intero lotto messo all’asta.
    Ste.Vign.