di GIAMPIERO ROMITI
VIA BETTI 1 – Ha tenuto banco per l’intera settimana la vicenda di via Betti dove s’è sfiorata la tragedia. Sappiamo di cosa si tratta e che il Marchese del Pincio in qualità di legittimo e indistruttibile ‘‘Io sono io’’ ha messo in scena la miliardesima conferenza stampa al cospetto di inquilini abbacchiati ma pure incazzati e, naturalmente, dei rappresentanti i media nostrani. Sontuoso il suo intervento in difesa delle famiglie costrette a vivere in palazzine fatiscenti: «Demoliremo e ricostruiremo gli stabili», ha intonato con voce melodiosa e gli applausi l’hanno massaggiato dalla cima dei capelli alla punta dei piedi. Micidiale, addirittura mortifero invece l’attacco al presidente dell’Ater, Di Ludovico: «Chiederò alla Regione il commissariamento dell’Ente per l’inadeguatezza della sua gestione. Basta con chi ancora vuole costruire ma per anni non ha provveduto alla manutenzione ordinaria e straordinaria di quanto gli è stato affidato. Quando la proprietà degli stabili di via Betti è passata al Pincio, qualche anno fa, nessuno ha imposto all’Ater di sospendere la manutenzione stessa ed anche per questo ho dato mandato all’ufficio legale di valutare la presenza o meno di presupposti per una possibile denuncia contro il cda ed i vertici dell’ex Istituto Case Popolari». Eh sì, dobbiamo proprio ammettere che, quando parte lancia in resta, il primo cittadino è inarrestabile. Fantastico! Unico!
VIA BETTI 2 – Serafico e per niente intimorito dalla durissima presa di posizione moscheriniana, il numero uno dell’Ater, Di Ludovico, ha soffiato sul microfono di un’emittente televisiva: «Gli alloggi di via Betti sono di proprietà del Comune, che ha peraltro incassato direttamente i soldi di quanti hanno voluto comprare l’appartamento dove risiedono. L’Ater gestisce solo quei pochi appartamenti non venduti dal Pincio». Poi ha riservato a chi amministra la città un bel cadeau: «In un condominio della zona di cui stiamo parlando, c’è pure un abusivo e il Comune farebbe bene a controllare chi, effettivamente, risiede nelle case che assegna». Infine – per la serie “prendi, incarta e porta a casa” – ha sommessamente commiserato il sindaco: «Cosa volete che gli replichi se non conosce le leggi?». Mamma, che botta!
VIA BETTI 3 – Eccoci dunque al “terzo atto” di questa mini telenovela. Il primo ha visto protagonista il Marchese del Pincio, il secondo il presidente dell’Ater, quest’ultimo è riservato ad una sorta di pubblica recensione : a chi lo assegnereste l’oscar della migliore interpretazione? O meglio: secondo voi chi dice la verità e chi no? E ancora: possibile che il Pincio sia diventato il centro gravitazionale di tutti i contenziosi possibili ed immaginabili. Proviamo ad indicarne qualcuno? Pronti: Via Pinelli, Sterpeto, casette di legno, palazzo nell’area ex Maury’s ed altro ancora. Insomma ce ne è per tutti i gusti. Domanda: non sarebbe ora di mettere fine a tale straziante e riprovevole tarantella di attacchi e contrattacchi?
STADIO DEL NUOTO – Di sicuro in altre (importanti) faccende affaccendata, l’assessora Fanciulli non ha ancora avuto il tempo di illuminarci sul Palagalli. Ovvero sul perché il modernissimo progetto non abbia previsto energie alternative per ridurre i costi del riscaldamento dell’acqua e di tutto ciò che gonfia la bolletta elettrica. Vorremmo ricordare all’amabilissima responsabile dello sport che a lanciare l’Sos della spesa insopportabile per le casse comunali (centoventimila euro per dodici mesi) è stato il consigliere di maggioranza Gianfranco Iacomelli e sarebbe davvero singolare se una questione così rilevante si perdesse tra le pieghe dell’oblio. Per questo rinnoviamo l’invito alla signora Fanciulli di farci capire se per il Palagalli sono previsti salutari “cure ricostituenti” o il definitivo colpo di grazia a suon di indifferenza.
TEMPO DI RESTYLING – Confessiamo di avere una personale simpatia per l’assessore ai lavori pubblici perché rappresenta un modello genuino di civitavecchiesità. Al di là di questo, ci piace (e ci preme) aggiungere che il volto gaudente di Zappacosta (immortalato su La Provincia lo scorso 2 febbraio, pagina 3) con in mano la foto di Lungoporto Gramsci col nuovo trucco, è sicuramente lo spot comunale più riuscito in questo inizio di 2010. Eppoi occorre dare il giusto risalto a quanto dichiarato con dolcissima musicalità: «E’ un intervento che si incastra in quello che è il restyling del centro storico. Abbiamo già scommesso su Marina, Corso Marconi, Trincea Ferroviaria e Piazza Calamatta». Battiam, battiam le mani all’assessore. Che vorremmo, però, usasse le stesse parole per le periferie colpevolmente trascurate ed immerse nel degrado. E, infine, non guasterebbe se il baldo Enrico azzardasse una critica di carattere socio-culturale. Cioè: «Stiamo facendo i salti mortali per trasformare Civitavecchia in Civita… Nuova, ma se i poteri forti non smettono di stuprare la città, il suo volto anziché bellissimo sarà ulteriormente deturpato». Già, non guasterebbe. Nel contempo guasterebbe però la festa a chi irresponsabilmente se ne frega dell’inquinamento atmosferico, del mare non balneabile, degli insediamenti d’ogni tipo sulla costa, dei tralicci, delle tonnellate di cemento che stanno per avanzare minacciose e, da quel che sembra, di una megadiscarica e di qualche altra razione di carbone (quarto gruppo?). E allora? Niente illusioni: continueremo ad ammirare i bei faccioni dei nostri politici, ma i silenzi sulle verità vere che massacrano questa città saranno sempre assoluti. Amen!

