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    Politica
    30 Novembre 2011
    «Consegnare l’idrico ad Acea è la soluzione più comoda»

    CIVITAVECCHIA – La questione acqua continua ad infuocare gli animi.
    Sono ancora in corso gli incontri istituzionali per concretizzare il passaggio definitivo della rete idrica cittadina ad Acea Ato 2 e torna sull’argomento parlando di «misfatto» Sinistra ecologia e libertà parte integrante «di coloro che ancora si ostinano a dire che pubblico è meglio». Un servizio pubblico rivendicato, ancora una volta, per quell’esito referendario che ha visto la maggioranza dei civitavecchiesi schierarsi a suo favore: «Il risultato del referendum ha detto chiaro e tondo che la volontà privatizzatrice è ormai minoranza nel Paese, e lo è anche a Civitavecchia, piaccia o no». E ancora: il movimento politico punta il dito contro l’amministrazione comunale sulla cattiva gestione delle reti idriche della città: «Da quando il Comune non cambia un contatore? E quelli che perdono, soprattutto quelli condominiali che nessuno ha interesse a controllare? E il censimento delle utenze? Solo mettere a posto questi ‘‘dettagli’’ si risparmierebbero centinaia di migliaia di euro, che aggiunti al risparmio sui consigli di amministrazione e al controllo sulle grandi utenze consentirebbero di mantenere il servizio pubblico, guadagnandoci. D’altronde – prosegue Sel – se il servizio idrico è così appetibile per il privato, perché non può esserlo per il pubblico, che non deve perseguire la logica del profitto?». Fortemente deciso a sostenere la causa, il movimento politico rincara la dose: «Razionalizzando le forniture si otterrebbero altri risparmi: ad esempio: lo sanno i cittadini che solo alzando i limiti da 110 a 120 litri/secondo del contratto di fornitura, ormai vetusto, che attualmente il Comune ha con ACEA, si eviterebbe di pagare le eccedenze, che ammontano a circa 30.000 euro l’anno? La verità è che pur essendoci ampiamente i margini per il recupero del servizio idrico in capo al Comune, si è voluto al contrario affossarlo, ed ora lo si cede ad Acea perché allo stato attuale in cui è stato portato sembra oggettivamente la soluzione più comoda». Ma, colpo di scena, c’è una novità: «ACEA fa resistenza, sembra non volerlo più, perché il referendum, tra l’altro, ha cancellato la norma che prevedeva la remunerazione per legge del capitale investito, quindi non c’è più né la certezza del profitto garantito né tantomeno la possibilità di aumentarlo a dismisura questo profitto, perché con il referendum forse non è più conveniente neanche la privatizzazione di Acea, nel senso che ai privati non conviene più come prima comprare le quote della società, quindi il giochetto rischia di essere meno divertente. Ed allora si fanno le forzature, si invoca e si sollecita l’intervento del Garante affinché intimi l’ingresso nell’Ato, pur sapendo che alla fine dell’anno gli Ato verranno sciolti, e non sarà più un obbligo farne parte, ammesso che ora sia un obbligo, cosa non assolutamente vera». Grande tifo dunque per l’Acea ‘‘nuovo modello’’ «affinché resista alle lusinghe degli amministratori nostrani: non si imbarchi in un’avventura con la città di Civitavecchia, non la prenda in carico, tanto non conviene più ed inoltre noi gliene saremo grati. Dal canto nostro contrasteremo questo tentativo, con ogni mezzo, e chiameremo a raccolta quegli stessi comitati e i cittadini che già hanno saputo compiere il miracolo referendario ed insieme impediremo questa ulteriore nefandezza».