Politica
22 Aprile 2013
Le dimissioni unico riscatto

CONSIGLIOdi MASSIMILIANO GRASSO

La maggioranza che appena sette mesi fa usciva vittoriosa dalle urne non esiste più. Quattro consiglieri di tre partiti che hanno sostenuto il sindaco Saladini, di cui due fedelissimi della lista che ne porta il nome, hanno firmato per mandarlo a casa, insieme a tutto il Consiglio Comunale. Il fatto che poi due di loro (uno per di più affermando di avere ricevuto intimidazioni rivolte ai propri familiari, un fatto gravissimo su cui comunque andrebbe fatta chiarezza) si siano ritirati al momento di presentare le firme secondo la modalità prevista dalla legge, rischia addirittura di diventare secondario rispetto al dato politico di una maggioranza che si è dimostrata incapace di governare la città e soltanto anche di stare insieme.

Il sindaco Saladini, dopo soli 7 mesi, deve prendere atto, comunque vada a finire questo capitolo di storia amministrativa locale, del fallimento del proprio progetto di rinnovamento, che non è mai iniziato.

Il Saladini del ‘‘futuro è di chi cambia’’ che i civitavecchiesi hanno conosciuto, apprezzato e votato solo 7 mesi fa, oggi dovrebbe soltanto prendere atto di quella che è la realtà che lo circonda e trarre le sue personalissime conclusioni: anziché attendere sulla graticola una svolta che non arriverà, dovrebbe avere uno scatto di orgoglio, rassegnando, in nome se non altro della dignità personale, le proprie dimissioni che, allora sì, suonerebbero come l’estremo riscatto di chi ha sempre sostenuto di non avere nulla a che fare con quella che chiamava la ‘‘politica dell’inciucio’’. Proseguire su questa strada significherebbe farsi del male politicamente e fare del male alla città, in un logorio quotidiano fra liti, consiglieri che vengono alle mani (vedi Bergodi e Guerrini) o che ogni giorno sono pronti a contrattare la propria fedeltà alla coalizione ed al Sindaco.