Diciottomila voti, la Lista Moscherini prima forza politica cittadina con quasi il 18%. Bastano questi due numeri per dare l’idea di quello che è stato prima di tutto il successo di Gianni Moscherini, l’uomo del fare, con la sconfitta dei partiti tradizionali. Il 40% ha scelto le liste civiche e se nel centrosinistra si è registrata la debacle dei Ds e della Margherita, la Cdl, se si eccettua il risultato dell’Udc, non può sorridere più di tanto: Forza Italia ha perso 2 punti e mezzo rispetto allo scorso anno, quando non faceva parte della coalizione vincitrice, mentre An non ha fatto altro che tornare su livelli appena accettabili, dall’abisso in cui era precipitata. Se poi si getta un occhio alle preferenze, emergono dati ancora più interessanti: il primo degli azzurri è Aldo De Marco, uno sicuramente non organico al partito, mentre figurano fin troppi candidati con meno di 10 preferenze (molti sono addirittura a 0). Insomma, il coordinatore Alessio De Sio, già assessore in pectore prima ancora della campagna elettorale, dovrebbe riflettere non poco su una situazione che per gli azzurri può dirsi positiva solo per il fatto di poter tornare al governo della città grazie all’alleanza con Moscherini che, come si diceva, è l’unico autentico vincitore delle elezioni.
Per lui, ora, inizia la prova più difficile: dimostrare, dopo aver convinto i civitavecchiesi della bontà dei suoi programmi, di saperli realizzare con una coalizione sicuramente eterogenea che, dovrà, come più volte spiegato dal Sindaco, trovare la propria unità di intenti attorno al progetto che l’ex presidente dell’Autorità Portuale, ha disegnato per «portare Civitavecchia in Europa».
Di fronte a tutto questo, lascia perplessi l’atteggiamento ancora supponente e presuntuoso del centrosinistra, che mai in città si era trovato ridotto in queste condizioni, sia dal punto di vista del peso elettorale (36,8%, un risultato che il vecchio Pci era abituato a raccogliere da solo) che sotto l’aspetto della crisi di una classe dirigente ormai da cambiare al più presto. Arrivare ad affermare che i cittadini si sono fatti «abbindolare» da chi ha vinto le elezioni, senza voler ammettere invece di non essere più in grado di rappresentare e comprendere i bisogni della collettività, significa solo che la lezione non è servita e che una intera coalizione preferisce ripiegarsi su stessa, piuttosto che cercare soluzioni valide per il proprio futuro.

