Lettere
22 Aprile 2013
"Anche Moscherini rifletta ed ascolti"

di PAOLO BECCHETTI

La tanto lodata legge sulle elezioni comunali con le connesse questioni della scelta diretta del Sindaco da parte degli elettori e non dei partiti e con il premio di maggioranza che assicura anzi dovrebbe assicurare governabilità e stabilità nelle amministrazioni comunali, quella legge, dicevo, mostra spaventosamente la corda e le lacune in molti Comuni soprattutto di dimensioni medio piccole. Comunque l’inadeguatezza di quella legge si è rivelata nei Comuni del Litorale Nord del Lazio ed in quelli dell’ex Collegio 25 della Camera in tutta la sua forza dirompente. Se si osserva poi il panorama nazionale si deve constatare che, tendenzialmente, solo nei grandi Comuni le Giunte tengono per tutta la consiliatura ( quattro anni prima della riforma e cinque anni adesso). Le ragioni di tale tenuta sono evidentemente riconducibili al fatto che i Sindaci delle grandi città sono per lo più persone che hanno o hanno avuto una forte visibilità politica prima e non dopo essere stati eletti Sindaco e non considerano la elezione a Sindaco come la piattaforma per una futura carriera politica: quei personaggi hanno già una “carriera” ed una storia politica. Vi è poi un secondo profilo fattuale e cioè che di regola nelle grandi città alle spalle e supporto del Sindaco vi è la forza determinante ed autosufficiente dei partiti che lo sostengono, mentre le liste civiche hanno una mera funzione di testimonianza da parte di quel segmento di società civile che ha poco feeling con i partiti politici e stenta a riconoscersi in essi. Nei Comuni più piccoli, invece le liste civiche, spesso ispirate dal candidato Sindaco che ad esse affida persino il proprio nome, sono decisive e determinanti per la tenuta della coalizione. In questo scenario il Sindaco dovrebbe giocare un ruolo di mediazione, conciliazione e di connessione verso l’originario programma comune, se per tale ruolo ha cultura politica, storia personale e carisma. Purtroppo spesso non è così! L’elezione diretta convince molti Sindaci di essere “unti da Dio”, dei presciti nel senso calviniano del termine e non, come invece è vero, che il Sindaco è espressione di una volontà popolare, diretta, si, ma veicolata dai partiti e dalle liste che hanno sostenuto e sostengono quel candidato. Ne consegue così che purtroppo molti Sindaci si comportano come veri e propri “padroni del vapore” e mal sopportano o accettano con fastidio il dialogo con le componenti che li hanno eletti. Le opposizioni poi, spesso, sono annientate oppure rispetto a taluni consiglieri di opposizione i Sindaci si comportano come nella lotta fra gli Orazi ed i Curiazi, azzerandoli uno alla volta, oppure, all’opposto, acquistandone la acquiescenza e benevolenza con un piatto di lenticchie o una manciata di noccioline americane. Nel nostro comprensorio gli esempi non sono finora mancati e, purtroppo, come è andata a finire – da ultimo a Santa Marinella – è sotto gli occhi di tutti e l’instabilità è diventata la regola alla faccia della legge che voleva e vorrebbe ovviarvi. Le vicende di Cerveteri, Civitavecchia, Santa Marinella ma anche quella di altre molteplici realtà, almeno nel Lazio, dimostrano che quanto esposto ha almeno il fondamento per aprire un dibattito per chi ci vuole stare. Senza polemiche, senza alzare i toni ma con l’oggettività necessaria, non senza ricordare che le attuali e recenti vittime di questa situazione sono anche stati un po’ gli artefici e gli antesignani della degenerazione. A Moscherini un appello da un amico sincero e leale quale io sono sempre stato per lui. Rifletta e cerchi di coniugare le esigenze del fare con quelle dell’ascoltare. Si ricordi che il Comune è certo un soggetto che persegue gli interessi diffusi dei cittadini, ma deve anche rispettare con il massimo rigore i diritti acquisiti dalle imprese e dai lavoratori. La città, me compreso, si aspetta molto da lui e dalla sua squadra, quindi usi, oltre alla sua inventiva, anche la squadra.