Lettere
20 Maggio 2013
Diamo voce ai diritti dei bambini

DIAMO VOCE AI DIRITTI DEI BAMBINI

Di recente ho assistito ad un episodio alquanto imbarazzante e anche triste: un bambino molto piccolo picchiato con forza dal padre (peraltro in testa), in preda alla rabbia, tutto questo in presenza di una bambina, credo la sorellina del bimbo, e di altra gente che in quel momento era presente ed ha avuto modo di osservare l'accaduto.

Sono stata anch'io vittima di tale rabbia dopo averlo ripreso per quel gesto insano e irresponsabile, in quanto sono stata aggredita e minacciata (solo verbalmente per fortuna) dall'uomo, per non essermi fatta i fatti miei, della stessa idea credo fossero le persone presenti, in quanto non sono intervenuti in alcun modo, come se il fatto accaduto fosse estraneo a loro.

Questa lettera, che spero molti leggano e commentino, non vuole essere una denuncia alla persona, ma un appello alla responsabilità  e alla coscienza sociale di ognuno, verso i diritti dei bambini, i più grandi indifesi, sperando possa rappresentare un mezzo per una migliore sensibilizzazione dell’adulto verso il problema del maltrattamento ai minori e favorire una cultura rispettosa dei bisogni e dei diritti dei minori, cancellando l’idea del considerare il minore come un oggetto di proprietà  dei genitori per cui possiamo fare come ci pare, ma bensì considerarlo come persona.

Spesso si legittimano comportamenti e atti di violenza. Le persone che esercitano una qualsiasi forma di violenza su un minore possono farlo senza nemmeno esserne coscienti, perchè è parte del loro modello culturale di riferimento, così anche nel caso di chi non vede e non vuole vedere ma è pur sempre complice di quanto avviene.

Spesso il confine tra disciplina e violenza sui bambini è molto sottile, spesso non ci si preoccupa di poter far del male a un figlio perchà© si agisce sotto la spinta della rabbia o si pensa di fare bene, questo vale anche per gli educatori. In alcuni casi la punizione fisica può spingersi troppo avanti, oltrepassare il confine che delimita il suo essere ragionevole e moderata e provocare delle conseguenze che possono pregiudicare lo sviluppo psico-fisico del bambino.

Il maltrattamento sul minore, non solo quello fisico ma anche quello psichico, non è mai una questione privata. Il fatto che si realizzi in un ambiente privato quale la famiglia, non è una ragione per chiudere gli occhi.

Se è stabilito che è illegale picchiare o ferire un adulto, e definiamo questa azione come aggressione, come può essere giusto fare la stessa cosa ad un bambino che è più piccolo e più vulnerabile? Sarebbe bene mettersi nei panni del proprio figlio e pensare a cosa si proverebbe.

Segnalare simili episodi, intervenire quando succedono è un atto dovuto ed è segno di responsabilità .

Marina Segato

Presidente della Cooperativa Sociale Coopmar