di Fabio MARUCCI
Se si accende la polemica poi, c'è ancora chi se la prende e magari di fronte al sequestro dei chioschi santamarinellesi vede una cosa, ne pensa un’altra e dice la sua in un altro contesto ancora. Le parole, sempre le stesse, si dividono in due sostanziali categorie: quelle inquisitorie tendenti ad individuare il responsabile, chiedendone almeno la testa, e quelle apologetiche dal principio attivo consolatore, quasi santificatore, secondo le quali ad ogni cosa c'è una spiegazione. Una spiegazione certo potrebbe starci, e però sappiamo che una non basterebbe dato che i chioschi opinabili sono diversi e per ognuno è stato suggerito di usare espressioni differenti per non confondere il disinformato. Tante situazioni, altrettanti chiarimenti; sembrerebbe proprio voler dire più pesi più misure. E però sappiamo tutti che così non è, perchà© chi sbaglia paga, al di la di ciò che dicono i giornali: tanto quelli si limitano solo a descrivere l'evidenza, che ne sanno loro delle situazioni, diverse l'una dall'altra. Ma stavolta non basta, qui c'è da buttare un occhio alle necessità individuali. E intanto le forze dell'ordine hanno fatto il loro dovere, sono intervenute ed hanno transennato le aree. Nastro rosso ed il gioco è fatto: il pubblico è fuori ed i chioschi sono stati delimitati, a prima vista sembrerebbero quasi sequestrati, eppure non può essere, nessuna indagine ufficiale, nessun provvedimento in merito, solo accertamenti qualcuno dice. Intanto la stagione procede con i chioschi chiusi e le amministrazioni comunali, quella presente e quelle passate, dedite a decantare le individuali innocenze. Nessuno si sente responsabile, nessuno lo è, anzi. Guidati da quel pizzico di alterigia che spesso è compagna dell'irreprensibile, tutti si dicono pronti a percorrere la strada migliore: una volta affermata la legittimità del singolo operato governativo, occorre muoversi e guardare oltre, collaborare con la legge perchà© è giusto che questa faccia il suo corso, senza condizionamenti, dato che ormai lo sanno anche gli asini: o ci si mette in regola per lavorare oppure si va tutti a casa, ovvio. A proposito di lavorare, il problema rimane; la politica e le istituzioni hanno a cuore le sorti del turismo, e poi occorre pure adoperarsi affinchà© nessun chiosco perda la stagione. Tante persone infatti, per lo più gestori e lavoratori dipendenti dei chioschi, per quanto possano sforzarsi non riuscirebbero mai ad individuare nei nastri rossi, nelle delimitazioni, ne tanto meno nei sacrosanti accertamenti amministrativi o nei leciti operati di governo, rancio sufficiente a sfamare le loro famiglie, considerato che la stagione estiva non è infinita: neppure novanta giorni al termine. E dei restanti nove mesi dell'anno che fare, tentare la fortuna con un altro mestiere, con una gravidanza confortatrice, o magari dedicarsi agli ammodernamenti strutturali e amministrativi dei chioschi, per caso! La verità è che in un gioco di differenziazione fatto da pesi e misure ridotte, di parole ce ne sarebbero tante e forse anche di più, ma la situazione è già abbastanza esplicita, deleteria a tal punto che ci è parso doveroso utilizzare soltanto quelle apologetiche. Per le affermazioni inquisitorie c'è sempre tempo, ora sarebbero solo aghi nelle vene.
Lettere
20 Maggio 2013
Quando anche i chioschi sono regolari


