Cronaca
24 Ottobre 2013
«Cupinoro, gestione oculata»

BRACCIANO – Discarica di Cupinoro, nuovo intervento di Marcello Marchesi, presidente della Bracciano Ambiente, all’indomani dell’intervento dei dipendenti della società che gestisce la discarica di Bracciano. “Ho letto con grande interesse la lettera, sottoscritta da 26 dipendenti (su 76) della Bracciano Ambiente – dice Marchesi – per mezzo della quale i firmatari sostengono in sintesi che gli “enormi errori del management” sarebbero consistiti nel rendere i servizi pubblici locali di spazzamento, raccolta e cimiteriali al comune di Bracciano a prezzi inferiori al costo effettivo dei servizi resi. La logica sottesa a tale ragionamento è la seguente: se chi governa la Bracciano Ambiente avesse aumentato il costo dei servizi resi al Comune e, dunque, a carico dei cittadini, avremmo potuto mantenere inalterato il perimetro occupazionale e gli attuali livelli salariali della società municipalizzata. Pur comprendendo lo stato d’animo dei lavoratori firmatari, coinvolti in una procedura di mobilità, la direzione intrapresa dall’azienda, per mezzo del piano pluriennale di cui si è dotata, condiviso ed approvato dal consiglio comunale, è di segno opposto: non aggravare – anzi, appena possibile, alleggerire – il peso delle imposte locali a carico delle famiglie braccianesi che di quei servizi fruiscono. Peraltro, non corrisponde affatto al vero che i detti servizi locali siano stati resi dalla municipalizzata con saldo negativo, poiché tutti i maggiori costi sostenuti dalla società partecipata sono stati fatturati e costituiscono, quasi da soli, la massa di debiti fuori bilancio che il Comune sta faticosamente onorando, a spese di tutti”. “Ciò che la lettera non dice – prosegue Marchesi – è che tali maggiori costi, che i cittadini sono costretti a pagare, dipendono in primis proprio dal sovraffollamento dei lavoratori non operativi addetti ai servizi pubblici locali. Tuttavia, era evidente, per coloro che volessero accorgersene, che non fosse più possibile socializzare costi così elevati, derivanti unicamente da una pianta organica smisurata, mal distribuita e lautamente pagata”. “Ci si chiede, legittimamente, come si è arrivati a questo? – prosegue Marchesi – La risposta è stata scritta e pubblicata due anni fa (http://www.braccianoambiente.it/foto/news/3711u-2011.pdf), ma è bene ripeterla ancora. Quando, nel luglio 2004, Bracciano Ambiente nacque con lo scopo di gestire i servizi di raccolta, spazzamento e smaltimento RSU, assorbì i 42 dipendenti che le due società private, che tali servizi svolgevano, avevano a libro paga. Immediatamente, durante la gestione comunale Negri-Riccioni tra il luglio 2004 ed il maggio 2007, furono assunte 19 persone a tempo indeterminato, più 14 a tempo determinato, con contratto nullo e, pertanto, a tempo indeterminato anch’esse, tutte a chiamata diretta, senza alcun concorso, salvo una, per un totale di 34 unità. Dunque, se alle due società private erano sufficienti 42 lavoratori, alla società pubblica ne occorrevano 76 per svolgere i medesimi servizi. Tali nuove assunzioni, peraltro, essendo concentrate prevalentemente nel settore amministrativo, non solo non hanno migliorato, né reso più efficienti, i servizi sul territorio, ma hanno minato alla radice la stabilità della società pubblica e, quanto alle modalità di assunzione, avvenuta secondo il principio dello spoil system, hanno pregiudicato tutti gli esclusi, forse più capaci e meritevoli, da una qualsiasi prova selettiva, in flagrante violazione di ogni principio meritocratico”. Questi i fatti dice il presidente della Bracciano Ambiente. Quali i rimedi? “Se, prima dell’inizio della procedura – spiega Marchesi – prevista dalla legge 223, i sindacati, sentiti i lavoratori in assemblea, non avessero rifiutato una proposta dell’azienda contenente il significativo ridimensionamento dei salari di tutti i 76 occupati (allora 77) e la riqualificazione di molti impiegati in operai, oggi i posti di lavoro non sarebbero a rischio. Ora la procedura di mobilità è dolorosa ma necessaria, poiché ne va della sopravvivenza dell’azienda intera e del mantenimento in capo ad essa della nevralgica gestione degli impianti di Cupinoro, presenti e futuri, nell’interesse di tutti i cittadini e non solo di alcuni. Al contrario, accettare la proposta, avanzata dai dipendenti firmatari, di distribuire sui cittadini di Bracciano il peso di un monte salari della municipalizzata manifestamente sproporzionato agli attuali ricavi, ma anche alla qualità dei servizi resi, sarebbe da parte nostra – questo sì – immorale”. Intanto, mentre la Regione approva l’ampliamento della discarica di Cupinoro, i Radicali presentano un dossier che mostrerebbe come ancora in questi giorni vengano sversati in discarica rifiuti non trattati o trattati in modo insufficiente, in violazione della normativa europea e nazionale. Massimiliano Iervolino, membro del Comitato Nazionale Radicali Italiani, lo ha affermato ai microfoni della trasmissione “Ho scelto Manà” su Radio Manà Manà. “Noi abbiamo fatto un’inchiesta come Associazione Radicali di Roma per immortalare quello che accade in tre discariche del Lazio –ha affermato Iervolino-, quella di Borgo Montello a Latina, quella di Guidonia e quella di Cupinoro. E da questi video si vede chiaramente che in questi invasi si continua a smaltire rifiuti “tal quali”, anziché smaltire solo quelli trattati. Abbiamo inviato un esposto alla Procura e abbiamo inviato un dossier alla Commissione Europea. La responsabilità è dei Comuni ma anche nella Regione, perché nel Lazio esiste un deficit impiantistico per quanto riguarda gli impianti di trattamento meccanico-biologico che non permette di trattare tutti i rifiuti indifferenziati. Inoltre c’è la questione della raccolta differenziata che nel Lazio è ferma intorno al 20%, quando per legge dovrebbe essere al 65%”. (Ale.Ro.)