Sanità
24 Gennaio 2014
Avis, un centro da salvaguardare

di ROMANA ANGELONI

CIVITAVECCHIA – Il rischio di trasferimento del centro immunotrasfusionale dell’ospedale San Paolo di Civitavecchia e la sua sostituzione con un centro di raccolta sangue o comunque ‘‘di natura diversa’’. La politica, da più parti ed a più livelli, si è attivata per evitareil concretizzarsi di questo rischio. In base ad una direttiva europea ed ad un successivo accordo attuativo in sede di Conferenza Stato-Regioni infatti, sono molte le strutture immunotrasfusionali che verranno ‘‘trasferite’’ o quanto meno concentrate sul territorio per sopperire ad esigenze riorganizzative e di ottimizzazione delle strutture sanitarie in questione. Dalla Regione arriva il dissenso di Gino De Paolis, capogruppo Sel: «Il nostro obiettivo è quello di garantire al territorio la disponibilità di sangue necessaria a sopperire anche alle esigenze particolari di Civitavecchia». Per De Paolis la presenza del porto, con il suo via vai di croceristi, e quella di un importante polo di produzione energetica in città, sarebbero caratteristiche fondamentali da non trascurare. Dello stesso parere il sindaco di Tolfa Luigi Landi che sottolinea come l’applicazione «ragionieristica» della normativa europea porterebbe a risultati decisamente negativi sia per Civitavecchia sia per la realtà comprensoriale. Per l’Avis invece è «lo stesso presidente della sezione ‘Aureliana’, Tiziano Cerasa, ad esprimere un po’ di «ottimismo sulle modalità della riorganizzazione a ‘rete’ della gestione del Sangue». Nell’incontro di ieri voluto ed organizzato da Giuseppe Quintavalle (AslRmF) con Cerasa «si sarebbe registrata una convergenza di intenti su come riorganizzare proficuamente la ‘rete del sangue’ sul territorio».