CIVITAVECCHIA – L’ospedale San Paolo sta morendo. Non è un’opinione, ma un dato di fatto oggettivo, stando agli ultimi avvenimenti che hanno letteralmente messo in ginocchio la struttura sanitaria cittadina. Manca il colpo di grazia, ma è probabile che arrivi presto. Nessuno pensa più che si tratti di un caso, dal momento che in meno di un mese, il San Paolo ha subìto due grossi traumi, il primo riguardante la chiusura del Centro Trasfusionale, il secondo legato alla designazione per il pronto soccorso di un primario che, già appare certo, non avrà sede a Civitavecchia. Ora i problemi interessano anche la pediatria, da tempo rimasta con pochi medici nell’indifferenza collettiva. Così, dopo il parapiglia dei giorni scorsi con un medico che a fine turno non ha ricevuto il cambio, la decisione della Asl Roma F risalente a venerdì: la pediatria rimane chiusa fino a domenica. Un reparto importante dell’ospedale San Paolo, costretto a chiudere per mancanza di medici e nessuno che protesta animatamente presso la Regione Lazio. Questa è la realtà che sta portando velocemente alla morte del nosocomio cittadino. Medici e infermieri dei vari reparti, da tempo non ce la fanno più e chiedono rinforzi che però non arrivano, essendo la nostra politica e quella della Asl Roma F, troppo debole o eccessivamente assoggettata a quella regionale che fa il bello e il cattivo tempo in materia di sanità. Chiudere il reparto di pediatria come fosse una sala giochi, aspetto sul quale neppure l’amministrazione comunale si è ancora espressa, forse perché non a conoscenza del problema, nonostante il nostro recente articolo sui problemi della pediatria.
Il tutto senza alcuna comunicazione da parte della Asl Roma F, che avrebbe potuto quanto mento informare gli utenti mediante gli organi di informazione, di una decisione così drastica, dando in questo modo la possibilità ai pazienti di scegliere per i loro bambini altre strutture in caso di urgenze.
È evidente che, sia per quanto riguarda l’ospedale, sia per quanto riguarda la Asl Roma F, sta emergendo pienamente un problema di gestione: la situazione sta sfuggendo di mano ai vertici della sanità locale, mentre qualcuno dalla doppia casacca ‘‘medica-politica’’ ancora continua a minimizzare quei macigni che si scaraventano sul San Paolo con sempre maggiore frequenza. E chissà poi perché.


