Centro trasfusionale, ci si appella al Tar
Sanità
18 Luglio 2014
Centro trasfusionale, ci si appella al Tar

CIVITAVECCHIA – Il centro trasfusionale dell’ospedale San Paolo di Civitavecchia non esisterà più. I prelievi di sangue effettuati per assegnare le sacche ai pazienti andranno direttamente al San Filippo Neri e da qui, dopo l’analisi, torneranno indietro con sacche annesse. Tempo stimato per percorrere il tragitto: due ore e trenta. Traffico escluso. Per un costo complessivo di circa 300mila euro. Una vera follia per l’amministrazione comunale pronta a “ricorrere al Tar del Lazio – hanno spiegato il sindaco Antonio Cozzolino e il consigliere comunale nonché medico dell’Ospedale San Paolo di Civitavecchia, Fulvio Floccari – per bloccare il decreto firmato da Zingaretti”. Per l’amministrazione pentastellata con la chiusura del centro trasfusionale sono a rischio anche reparti ad esso strettamente connessi come ad esempio chirurgia, chirurgia vascolare. “Il nostro centro trasfusionale – hanno infatti spiegato il primo cittadino e il dottor Floccari – dal decreto Zingaretti è stato dichiarato articolazione organizzativa e non funzionale”. Il sangue, cioè, viene prelevato e portato per la lavorazione direttamente al San Filippo Neri. Quindi, “anche l’apertura dalle 8 alle 14, quando sarà applicato in toto l’atto del Governatore, sarà soppressa”. E annunciano battaglia: “Presenteremo un esposto alla Procura ogni qual volta si presenterà un problema legato all’arrivo in ritardo delle sacche di sangue al nosocomio cittadino. Ritardo che potrebbe mettere in serio pericolo la vita dei pazienti”. Per l’amministrazione è inconcepibile che “comuni come quello di Formia o di Rieti siano stati dichiarati articolazione funzionale e Civitavecchia invece no. Una città al cui interno esistono realtà come il porto, le centrali, che ha un comprensorio molto vasto e che deve far fronte ogni anno al passaggio di almeno due milioni di crocieristi”. Ma ad essere depauperato della sua importanza non è solo il centro trasfusionale. Anche il laboratorio di analisi rischia di diventare “una dependance di un hub, cioè del San Filippo Neri. Molte prestazioni verranno meno e saranno trasferite a Roma, a discapito sempre, degli utenti”. Non va meglio per il reparto di pediatria. Il problema è sempre lo stesso: assenza di personale medico e ostetrico: “Nonostante gli sforzi tardivi da parte della Regione – ha spiegato Floccari – che ha concesso tre deroghe per l’assunzione di tre medici, adesso dovremo vedere se ad agosto avremo o meno questi professionisti a disposizione del reparto. Le convenzioni con il Bambin Gesù di Roma e il Bambin Gesù di Palidoro da una parte e la convenzione con la Asl di Viterbo dell’altra servono solo a tamponare l’emergenza. Questi medici infatti verrebbero a Civitavecchia nei ritagli di tempo, ma non è escluso che possa verificarsi quanto accaduto lo scorso fine settimana: nessun medico pronto a sostituire il collega che aveva terminato il suo turno e la chiusura del punto nascita perché è chiaro – hanno aggiunto gli amministratori del Pincio – che il punto nascita non può operare senza il pediatra in servizio”. Il primo cittadino e il consigliere comunale hanno già preso visione della turnazione del personale per il mese di luglio: “La Asl ha fatto un grande lavoro ma ci sono ancora dei buchi da coprire”.
“Vogliamo capire fino in fondo – hanno detto – quali sono le reali intenzioni di Zingaretti e della Regione per il nostro territorio. Queste decisioni non contribuiscono certamente al rilancio del nostro nosocomio tantomeno della nostra azienda sanitaria”.