di DANILA TOZZI
CERVETERI- Riflettori accesi sulla questione rifiuti. In un incontro promosso dal comitato “Fermiamo Cupinoro” che si è svolto sabato presso il palazzo del Granarone a Cerveteri ne ha parlato il professor Gianni Tamino (docente di Biologia Generale e di Fondamenti di Diritto Ambientale, ricercatore e divulgatore su tematiche quali ambiente, energie rinnovabili, sostenibilità etc.). Sono intervenuti anche il ricercatore Fabio Musmeci e Giancarlo Ceci, presidente di Alternativa Sostenibile. Partendo dal presupposto che nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma anche i rifiuti seppur inceneriti, non svaniscono. Anzi, le ceneri, le scorie e i fumi che derivano dal processo, inquinano e hanno necessità di discariche speciali per rifiuti pericolosi. Bruciamo massa per avere energia. E andiamo contro natura e contro noi stessi. Molto critici i relatori quindi sul concetto dell’inceneritore che servono ad alimentare lobbies industriali, volte solo al profitto e a creare bacini elettorali. Le discariche sono da bonificare, la differenziata da implementare, ma nessuno punta veramente su ciò che si può e deve fare, in materia di smaltimento rifiuti: riduzione degli imballaggi, riuso di quello che può essere nuovamente utilizzato, riciclo. Una scelta politica, senza dubbio, è stato detto ma le alternative esistono, e sono a portata di mano. Un inceneritore produce inquinamento ma anche capitale, in un’ottica puramente industriale e finanziaria/politica. I comuni pagano per smaltire l’indifferenziato, l’inceneritore brucia la frazione umida del tal quale, producendo, in parte energia elettrica, in parte materiale per la creazione di compost (tramite impianto ad hoc). Ma anche una porzione di rifiuto pericoloso da custodire in discariche specifiche. Oltre alla CO2, al monossido di carbonio, alle polveri sottili etc. che impregnano indelebilmente ecosistema e suoi abitanti. Sotto processo infatti la decisione della costruzione e attivazione dell’impianto TMB che dovrebbe sorgere, secondo i piani industriali della Bracciano Ambiente, a Cupinoro e per il quale il Consiglio dei Ministri ha rinnovato recentemente l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Quella degli inceneritori, ha ribadito lo stesso Tamino, è una scelta politica che privilegia le lobbies industriali, aggirando l’impatto ambientale. Un’economia di mercato che si fonda su tale logica non può che incentivare la diffusione degli inceneritori piuttosto che una cultura e prassi del recupero e del riuso, che significa certo risparmio e meno inquinanti tra arie, acqua e suolo. Le soluzioni per sostituire l’assassina logica degli inceneritori, anche a livello locale, sono però molte. Dal porta a porta reale, alla messa in funzione di piccoli impianti o piccole reti per il compostaggio, da gestire direttamente a livello comunale. Confutabile però la tesi esposta dal professore Tamino che pur dotta, ricca di dati scientifici e con linguaggio comprensibile a tutti, sostiene che la presenza di inceneritori possa essere tra le cause di insorgenza dei tumori. Eppure in Europa e nel mondo ci sono molti impianti di termovalorizzazione, alcuni situati nei centri di grandi città, ma non risultano inchieste epidemiologiche che rilevano un aumento di neoplasie.


