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    Amministrazione
    8 Aprile 2015
    Piano Energetico Regionale, si parte con le linee guida

    ROMA – Stabilizzare i consumi regionali, aumentare la produzione di fonti rinnovabili, ridurre le emissioni di gas climateranti in atmosfera, favorire lo sviluppo di ricerca e innovazione tecnologica e incentivare lo sviluppo occupazionale nell’industria regionale delle fonti rinnovabili. Questi i principali obiettivi del nuovo Per, piano energetico regionale, uno strumento di programmazione strategica che consentirà al Lazio di definire le proprie modalità d’azione per contribuire alla riduzione della C02 come previsto dal cosiddetto decreto Sharing. 
    Dopo 14 anni di attesa la Regione Lazio si appresta ad avviare un processo di costruzione del Nuovo Piano Energetico, che avrà come base il documento strategico elaborato dalla giunta,  presentato in occasione di un grande evento in programma domani alla presenza di oltre 500 soggetti tra enti locali, gestori di servizi di interesse economico generale, università ed enti di ricerca e associazioni di categoria. 
    «In vista della XXI Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici che si svolgerà alla fine di quest’anno a Parigi, – continua Zingaretti – l’Amministrazione regionale si pone l’obiettivo di definire le condizioni idonee allo sviluppo di un sistema energetico regionale sempre più rivolto all’utilizzo di fonti rinnovabili e la descrizione del pacchetto di azioni da attuare nel medio termine per l’uso efficiente dell’energia». Interviene sull’importante appuntamento anche il consigliere capogruppo di Sel alla Regione, Gino De Paolis, che non si esime dal sottolineare l’importanza di avviare un serio percorso di sostenibilità su un territorio come quello di Civitavecchia: «Fino ad oggi, sul piano energetico, sono stati fatti disastri: se si pensa al nostro comprensorio per responsabilità diffuse; a fronte di un polo energetico enorme e altamente inquinante, alimentato prima a olio combustibile, poi a carbone, non si è saputo parallelamente creare un polo di ricerca unico in Italia, che potesse da un lato compensare gli oneri pagati dalla città, dall’altra invertire la rotta e porre le basi per uno sviluppo in sintonia con l’ambiente e la salute dei cittadini».

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