San Paolo: scoppia il caso emodinamica
Sanità
6 Agosto 2015
San Paolo: scoppia il caso emodinamica

CIVITAVECCHIA – Scoppia il caso dell’emodinamica all’ospedale San Paolo.
A dire la verità, già da tempo qualcosa era nell’aria: non si è mai capito come mai il nosocomio di Civitavecchia, dotato di un reparto di Cardiologia tra i primi nel Lazio, non avesse tra le sue disponibilità delle metodiche di indagine invasive come ad esempio la coronarografia, in grado di consentire uno studio morfologico e funzionale della circolazione cardiaca nei casi gravi.
Un’anomalia tutta civitavecchiese, già denunciata in passato e mai risolta. Sabato scorso un tragico epilogo. Un 78enne romano, ospite del nipote in città, si è sentito male: un infarto e la corsa al pronto soccorso dell’ospedale San Paolo dove i medici (in questo periodo sono solo quattro quelli in servizio tra ferie e malattie) si sono subito resi conto della gravità della situazione, disponendo il trasferimento d’urgenza all’ospedale Gemelli di Roma in ambulanza con tanto di medico a bordo. Tempestività che purtroppo non è bastata a salvare la vita al 78enne: l’uomo è deceduto durante il trasporto. E la famiglia ora, secondo indiscrezioni, sarebbe intenzionata a vederci chiaro, andando fino in fondo anche allo scopo di verificare eventuali responsabilità.
A Civitavecchia, infatti, l’emodinamica c’è grazie a investimenti fatti già diversi anni fa, ma non è aperta. L’infarto, stando a quello che gli specialisti vanno affermando da sempre, prevede che entro un’ora venga fatta l’emodinamica.
 Ma allora come mai la Regione non ha mai autorizzato l’apertura di una metodica d’indagine così importante nonostante l’esistenza all’ospedale San Paolo di un reparto di Cardiologia considerato un fiore all’occhiello della sanità laziale?
Tutte cose che qualcuno con molta probabilità dovrà presto spiegare nel caso in cui davvero dovessero essere avviate indagini specifiche da parte della magistratura.
 Anche perché, sembra evidente, non è possibile che gli ospedale dispongano di attrezzature non utilizzate per motivazioni che sfuggono, non solo ai non addetti ai lavori.
Il caso del 78enne deceduto potrebbe accendere finalmente i riflettori su una questione trascurata per troppo tempo.