Tragedia sul Gran Sasso, muore Roberto Iannilli
Cronaca
23 Luglio 2016
Tragedia sul Gran Sasso, muore Roberto Iannilli

LADISPOLI –  Incidente sul Gran Sasso dove sono morte due persone. Le vittime dell’incidente avvenuto sulla parete nord del monte Camicia sono due noti alpinisti italiani, Roberto Iannilli, 62 anni di Ladispoli e Luca D’Andrea di Sulmona.

Sono precipitati mentre erano impegnati in una arrampicata sulla parete nord  del monte Camicia, pare per aprire una nuova pista.

Ieri i familiari avevano denunciato il loro ‘mancato rientro’ ed erano scattate le ricerche; stamattina il Soccorso Alpino e il 118 hanno indivuato i corpi e li hanno recuperati, trasportandoli poi in elicottero all’ospedale di Teramo.

Il Soccorso Alpino li ha trovati ancora legati tra loro, quasi alla base della parete nord del monte Camicia: uno dei due potrebbe aver perso l’appiglio e avrebbe così provocato la caduta del compagno.

Da molti anni Iannilli e D’Andrea erano impegnati in imprese comuni, come quella finita in tragedia in Abruzzo.

Le due salme sono state trasferite a Teramo.

Roberto Iannilli è considerato uno dei massimi esperti di arrampicata in Italia. Ha aperto centinaia di nuovi itinerari in Italia e all’estero.

Ha vinto per due volte il premio ‘Consiglio’, massimo riconoscimento alpinistico italiano.

Era particolarmente legato al Gran Sasso dove, in solitaria o con altri escursionisti, ha aperto più di 100 nuove vie. E’ stato inoltre tra i finalisti al premio internazionale ‘Piolet d’Or’, per una impresa compiuta sulle Ande peruviane. Molto nota, tra gli appassionati, è anche la sua scalata alla “Bartolomei Tower”, sull’Himalaya.

Iannilli, figlio di un noto costruttore di Ladispoli, da qualche anno viveva a Cerveteri dove aveva aperto un agriturismo-bed and breakfast.

Il fratello Franco è l’organizzatore della celebre manifestazione ladispolana Millepiedi. Roberto lascia la moglie e una figlia. Era un grande anticonformista, pittore e scrittore.

 “Qualsiasi cosa sia successa, è  stata per pura fatalità”, ha detto all’Ansa Italo Fasciani, tra i maggiori conoscitori del Gran Sasso, al momento non può che essere questa la ragione della tragica morte dei due noti alpinisti.

Uno accanto all’altro, legati da un’unica corda: così i soccorritori hanno raccolto questa mattina i due corpi. Erano irriconoscibili dopo la caduta a precipizio dalla parete nord del Monte Camicia sul massiccio del Gran Sasso. L’identificazione è avvenuta solo più tardi all’ospedale di Teramo. 

“Parliamo di gente seria, alpinisti di vecchia guardia, tra i migliori in Italia. Avevano alle spalle grandi esperienze nel mondo”, ha detto Fasciani che ipotizza appunto la fatalità e disgrazia. “Stavano scalando una parete che ha uno sviluppo di 1200 metri, non si può stabilire da che altezza siano precipitati”, spiegano dal Soccorso Alpino.

 Iannilli e D’Andrea sono tornati a casa senza vita: alle loro famiglie, che avevano denunciato il mancato rientro, sono state consegnate le salme per la celebrazione dei funerali. Il pubblico ministero, Stefano Giovagnoni, ha concesso il nulla osta alla sepoltura.

All’obitorio dell’ospedale Mazzini di Teramo  continuo il flusso di parenti e amici, tantissime persone giunte per l’ultimo saluto. “Erano fortissimi”, il ricordo comune insiste ancora adesso. Sul Gran Sasso, pare, volessero aprire una nuova via, ma stavolta qualcosa non l’ha consentito.

 

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