Autismo, le terapie a distanza funzionano
Sanità
1 Aprile 2020
Autismo, le terapie a distanza funzionano

Domani si celebra la giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo e gli operatori tengono ad evidenziare come, in questo periodo di emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Coronavirus che costringe tutti alla quarantena forzata, il supporto alla didattica a distanza sia fondamentale, così come le terapie specialistiche in multimediale e l’organizzazione della giornata dei ragazzi via skype. 

“La situazione che ci siamo trovati di fronte – spiega Stefano Galloni, direttore generale di Anffas Ostia, associazione di famiglie e persone con disabilità intellettiva e del neurosviluppo che segue oltre 450 bambini sul litorale di Roma – necessitava di rimodulare tutto il lavoro e quindi anche le terapie. Ci siamo immediatamente coordinati con l’Asl Roma 3, le famiglie e gli operatori cogliendo le indicazioni del legislatore nazionale e della Regione Lazio per sostenere il sistema di presa in carico, garantendo comunque a tutti, anche a chi non era interessato o impossibilitato, la conservazione del posto e un rapporto con il medico”.

La tecnologia oggi è il miglior strumento per non interrompere il percorso riabilitativo e dare un sostegno alle famiglie. Questo consente, in questo stato di emergenza, di supportare oltre 200 bambini e ragazzi, con sindrome dello spettro autistico e altre disabilità intellettive, con ottimi risultati clinici. Le terapie in remoto permettono anche di organizzare la giornata delle persone con disabilità nel modo più funzionale possibile, di dare un aiuto alle famiglie nella gestione di eventuali ‘comportamenti problema’ che insorgono in questo periodo di interruzione della routine. O anche per modulare eventuali stati di ansia e strutturare attività psicoeducative da svolgere sul modello della terapia mediata dai genitori. In ragione di ciò l’organismo ha messo a disposizione un sostegno psicologico per lavoratori e famiglie e riconvertito i servizi a distanza per i ragazzi con una disabilità intellettiva più grave. 

“L’importante in questo momento, soprattutto per i bambini e ragazzi con sindrome dello spettro autistico – affermano Debora Galli e Claudia Petrucci, psicologhe, psicoterapeute e terapiste – era non interrompere il percorso riabilitativo e relazionale, creando un intervallo nella giornata. Li stiamo invitando poi a confrontarsi e cimentarsi con una modalità atipica rispetto a quella a cui sono abituati e questo è un qualcosa di estremamente prezioso soprattutto per l’autismo, una sindrome che ha come nota dolente la tipizzazione dei comportamenti. Si tratta inoltre di un modo per farli avvicinare all’uso del pc e delle nuove tecnologie in maniera consapevole. Naturalmente ogni bambino e ragazzo ha una propria personalità e un proprio carattere, quindi la terapia va calibrata in base al livello di gravità e al tipo di funzionamento. In generale si lavora sui pensieri disfunzionali del periodo che stanno vivendo, sulle autonomie personali, sulle aree affettivo-relazionali, sul cognitivo, sulle emozioni e sulla simulazione di situazioni sociali, aiutandoci anche con schede online o cartacee e con la comunicazione aumentativa. Manca il contatto fisico, che è importantissimo, ma riusciamo comunque a ottenere risultati molto importanti. Si tratta per tutti di un qualcosa di assolutamente nuovo che stiamo sperimentando ma che sta portando i suoi frutti”.