logo
    Economia e Lavoro, Porto
    7 Maggio 2020
    Pas, mancato accordo sulla cassa integrazione
    I sindacati non firmano la proposta dell’azienda. Filcams, Fisascat e Uiltucs parlano di una procedura tardiva: verso la ripresa dei traffici. Attig (Ugl): «Contrasta con la circolare del Mit sulla security nei porti»

    CIVITAVECCHIA – Mancato accordo per la cassa integrazione in deroga Covid 19, chiesta dalla società Port Authority Security per buona parte dei suoi dipendenti e, in particolare, per le guardie particolari giurate. Le perplessità evidenziate dai sindacati già nell’incontro di lunedì scorso sono state di fatto confermate ieri, nel corso della nuova riunione che andava ad aggiornare e chiudere la partita, almeno per quanto riguarda l’accordo sindacale. Ma le parti sociali, tutte, non hanno accettato la proposta, rinviandola al mittente. «Una richiesta tardiva – hanno spiegato Marco Feuli, Aldo Pascucci e Stefano Rosignoli di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil – proporla oggi, quando si va verso una ripresa delle attività e dei traffici è quanto meno inopportuno. Non ci convincono i numeri forniti e soprattutto il fatto che si sia ragionato in base al numero di ore da lavorare e non in base al numero fisico di unità operative». Tra un paio di settimane riprenderanno molti collegamenti passeggeri, in particolare quelli con la Sardegna. Il presidente di Majo, ultimamente, ha parlato anche di una ripresa del settore merci. Insomma, per i sindacati la sicurezza portuale non ha affatto subìto sospensioni o contrazioni tali da avvalorare la procedura richiesta dall’amministratore unico, e dimissionario, Raffaele Marcello. Procedura tra l’altro ovviabile, a detta delle parti sociali, attraverso i tanti istituti e le tante possibilità previsti dal contratto, dalla flessibilità alla modifica del nastro orario, permessi, fino a raggiungere il periodo delle ferie estive. «Una richiesta quindi ridondante – hanno ribadito Feuli, Pascucci e Rosignoli – è oggi inutile».

    A rincarare la dose Fabiana Attig dell’Ugl che ribadendo la mancata firma del sindacato alla proposta di cassa integrazione perché andrebbe comunque a lasciare scoperti i servizi essenziali, si è soffermata su diversi aspetti legati all’azienda e alla sua operatività. In particolare sul fatto che questa procedura sarebbe in contrasto con la recente circolare del ministero delle infrastrutture e dei trasporti sulla port security «che, proprio tenuto conto di questo periodo – ha spiegato Attig -sottolinea la necessità di addestrare e formare il personale su come affrontare il presente e il domani, quindi senza andare a tagliare i servizi, come si farebbe in questo caso». Tanto che la sindacalista ha chiesto esplicitamente ai vertici Pas se di questa iniziativa sia stata informata o meno la Capitaneria di porto, «che deve essere coinvolta – ha aggiunto – nei piani della sicurezza. Ma questa condivisione non sembra esserci. Sicurezza che oggi va implementata, non certo ridotta». Passaggio anche sulla rivisitazione del Poa, «tagliando i costi senza alcun passaggio – ha evidenziato Attig – né al tavolo di partenariato né al comitato di gestione. Ci siamo trovati a discutere di una cassa integrazione che non serve – ha concluso Attig – perché il problema è altrove». Bisognerà capire quale sarà la linea che verrà seguita dalla società, partecipata ricordiamo al 100% dall’Autorità di sistema portuale. Ieri i vertici hanno preso atto della decisione dei sindacati e hanno lasciato il tavolo. nelle prossime ore si chiarirà se intenderanno portare avanti la procedura di cassa integrazione o meno. «Chiaro è – hanno concluso i quattro sindacalisti – che poi dovranno assumersi tutte le responsabilità del caso».

    ©RIPRODUZIONE RISERVATA