Smart working, Enea misura l’effetto su welfare e ambiente
Energia e ambiente
12 Maggio 2020
Pubblicata la prima indagine nazionale realizzata con 29 amministrazioni
Smart working, Enea misura l’effetto su welfare e ambiente

Meno mobilità grazie allo smart working, circa un’ora e mezza in media a persona, per un totale di 46 milioni di km evitati, pari a un risparmio di 4 milioni di euro di mancato acquisto di carburante. Con molteplici benefici in termini di tempo personale ‘liberato’ e di traffico urbano evitato con un taglio di emissioni e inquinanti stimato in 8mila tonnellate di CO2, 1,75 t di PM10 e 17,9 t di ossidi di azoto. E’ quanto emerge da ‘Il tempo dello Smart Working. La Pa tra conciliazione, valorizzazione del lavoro e dell’ambiente’, la prima indagine nazionale su telelavoro e lavoro agile nella Pa, realizzata da Enea (2015-2018).

All’indagine hanno aderito 29 amministrazioni pubbliche che, già prima dell’emergenza Coronavirus, avevano attivato e reso accessibile queste nuove forme di lavoro a distanza. I dati analizzati hanno coinvolto oltre 5.500 persone ed è stato anche realizzato un sondaggio, su base volontaria, al quale ha risposto il 60% del totale coinvolto, costituito per il 76% da donne e il 24% da uomini.

“Lo studio presenta una stima del potenziale di mitigazione di consumi ed emissioni inquinanti conseguibili attraverso il lavoro a distanza e l’innovazione organizzativa, e li pone in relazione con gli effetti generati: dallo sviluppo urbano all’efficientamento della Pubblica Amministrazione, al welfare fino alle tematiche di genere”, spiegano Marina Penna e Bruna Felici, due delle ricercatrici Enea che hanno curato l’indagine.

Sotto il profilo ambientale, dallo studio emerge che lo smart working ha ridotto la mobilità quotidiana del campione esaminato di circa un’ora e mezza in media a persona, per un totale di 46 milioni di km evitati, pari a un risparmio di 4 milioni di euro di mancato acquisto di carburante, modificando anche la loro qualità di vita e di lavoro. Da qui il duplice beneficio di tempo personale ‘liberato’ e di traffico urbano evitato, con un taglio di emissioni e inquinanti che Enea stima in 8mila tonnellate di CO2, 1,75 t di PM10 e 17,9 t di ossidi di azoto.

“I risultati assumono un particolare significato in questi giorni in cui circa il 75% dei dipendenti pubblici lavora in modalità smart working e confermano come le amministrazioni che lo avevano già adottato si siano dimostrate più reattive e competitive rispetto alle altre nell’affrontare l’emergenza”, aggiunge Marina Penna.

“Per uscire da questa emergenza sanitaria meglio di come ci siamo entrati lo ‘smart working’ andrà compreso, mantenuto, potenziato e reso più efficace. Soprattutto nelle grandi città in assenza di misure, si prospetta un massiccio ricorso al mezzo privato che offre una percezione di sicurezza dal contagio – osserva – Opportunamente governato a livello territoriale, il ricorso allo smart working consentirebbe infatti di moderare e modulare la domanda di spostamenti casa-lavoro in modo coordinato con la programmazione del trasporto pubblico locale, operazione particolarmente utile nella fase 2 dell’emergenza Covid-19, in cui dovremo trovare gli adattamenti per convivere con il coronavirus”.

Un focus sulla dimensione
personale, poi, ha rivelato che il tempo liberato dagli spostamenti quotidiani non è solo un guadagno in termini di ‘quantità’ ma anche la riscoperta della qualità che assume il tempo di cui ci si riappropria; nella pratica questo si traduce nella capacità di gestire meglio e con maggiore soddisfazione attività lavorativa e vita privata.