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    Sanità
    14 Maggio 2020
    Sanità privata verso lo sciopero nazionale

    LAZIO – “Dopo 2 anni e 7 mesi, la trattativa per il rinnovo del contratto della sanità privata è ancora ferma al nodo delle risorse, nonostante gli spazi concessi da Governo e Regioni, le parti datoriali, Aris e Aiop, chiedono verifiche non necessarie e pretestuose, negando un dovuto e fondamentale adeguamento salariale nonostante i ricavi accumulati negli anni. I ringraziamenti e gli elogi pubblici che in questo periodo anche giustamente hanno acceso i riflettori sul personale sanitario, possono diventare un pericoloso alibi per allontanarsi ancora dalle proprie responsabilità e offuscare le reali disparità che negano ai lavoratori il giusto contratto. Proclamato lo sciopero nazionale della sanità privata e delle Residenze sanitarie assistenziali, per il 18 giugno, anche nel Lazio con Cisl e Uil abbiamo comunicato lo stato di agitazione per i 25 mila lavoratori e lavoratrici del Lazio, diffidando le strutture al ricorso a straordinari e attività supplementari e garantendo le sole attività ordinarie di cura”.

    E’ quanto dichiara Giancarlo Cenciarelli, Segretario Generale Fp Cgil Roma e Lazio che sottolinea come con i grazie non si mangia. Servono diritti, adeguamenti salariali, un rinnovo di contratto che i lavoratori attendono da oltre 13 anni, iserve aprire il confronto sul rinnovo del contratto Aiop RSA, scaduto da 8 anni, e non siglato da Cgil Cisl e Uil.

    “Ogni anno di mancato rinnovo è un passo indietro, – denuncia il sindacalista – salari fermi e nel tempo maggiori oneri, come assicurazione e formazione obbligatorie, tutte a carico di lavoratrici e lavoratori. Partendo da pari preparazione e competenze specialistiche, da uguale lavoro e medesimo impegno, sia nell’ordinarietà che nell’emergenza, nell’erogazione di servizi pubblici alla salute, i lavoratori delle strutture sanitarie accreditate sono indietro su salario, tutele e opportunità di carriera rispetto ai colleghi del pubblico. Lo sforzo straordinario che i lavoratori hanno fatto, al pari dei pubblici, nell’emergenza Covid, non solo non ha portato ad una chiusura delle trattative, ma a un ulteriore e ancor più vergognoso ricatto per i lavoratori, di nuovo ostaggio del braccio di ferro dell’imprenditoria privata con le istituzioni per ottenere maggiori remunerazioni a fronte di minori obblighi verso il proprio  personale. Abbiamo chiesto a Regione Lazio e Asl la verifica dei requisiti necessari per l’accreditamento, inclusa la rispondenza attuale della forza lavoro in servizio e contrattualizzata. Troppo il ricorso a partite iva, cooperative e forme di lavoro autonomo, che precarizzano ancora di più i lavoratori e portano le strutture ad aumentare gli introiti risparmiando sul personale. È ora di dire basta e di riequilibrare il peso della governance istituzionale a garanzia del valore pubblico del servizio sanitario, partendo dal rispetto, dalla valorizzazione e dal riconoscimento delle professionalità che lo rendono possibile”.

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