Economia e Lavoro
23 Maggio 2020
Per i professionisti, a 50 anni dallo Statuto e con l'emergenza Covid19, è arrivata l’ora di cambiare
Consulenti del lavoro, 3,7 mln occupati “ibridi” rispetto ad autonomi e dipendenti

Roma – Secondo un’elaborazione della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, già oggi, 3,7 milioni di occupati (il 16,3% del totale) si trovano al di fuori degli incardinamenti tradizionali di lavoro autonomo e dipendente: 665 mila sono i lavoratori autonomi monocommittenti (2,9%) e più di 3 milioni i lavoratori dipendenti a termine (13,4%). Se a questa quota aggiungiamo 6,2 milioni di lavoratori a tempo indeterminato che potrebbero essere occupati in smart working (27,4%), si arriverebbe ad una platea di quasi 10 milioni (43,7%) di lavoratori ‘ibridi’ le cui modalità di erogazione della prestazione si collocano a cavallo tra lavoro autonomo e subordinato tradizionale. È questa una delle considerazioni da cui prende le mosse l’iniziativa ‘Dallo Statuto dei Lavoratori allo Statuto dei Lavori: il passo non compiuto’ organizzata dai Consulenti del Lavoro per celebrare la Legge 20 maggio 1970, n. 300 ricordare le ragioni che condussero alla nascita di uno Statuto dei lavoratori, analizzarne i contenuti alla luce delle attuali condizioni socio-economiche e riflettere sulle prospettive future.

L’analisi per classe d’età evidenzia, inoltre, che si tratta di fenomeni in forte accelerazione, considerato che tra le componenti di lavoratori più giovani, tale quota è molto più elevata, pari al 67,5% tra gli under 25 e 48,2% tra i 25-34enni. A 50 anni dallo Statuto dei lavoratori, e nel pieno di un’emergenza che sta cambiando il lavoro di milioni di italiani, dunque, il Paese ha, forse per la prima volta, secondo i consulenti del lavoro, l’occasione di ripensare all’organizzazione stessa del lavoro in Italia. Il fatto che 4 milioni e mezzo di dipendenti (di cui 2 milioni 285 mila della Pa) si siano ritrovati per due mesi a lavorare da casa, secondo modalità più vicine a prestazioni di tipo autonomo che non subordinato, ha assottigliato ancora di più i confini tra queste due tipologie di lavoro, mostrando l’urgenza, per i consulenti del lavoro, di una revisione complessiva della legislazione sul lavoro in Italia per allinearla alle esigenze di un sistema economico e produttivo che guarda sempre più alla prestazione lavorativa, a partire dalle figure maggiormente qualificate, in termini di risultato più che di orario.

Ad aprire l’evento ‘Dallo Statuto dei Lavoratori allo Statuto dei Lavori: il passo non compiuto’, l’intervento del ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, che ha messo in luce la necessità di ampliare, aggiornare e rafforzare la L. n. 300/1970, sottolineando come la “sfida dello Statuto dei lavoratori per i prossimi 50 anni sarà quella di allargare il perimetro delle tutele alle nuove forme di lavoro che nasceranno”.

“Una delle chiavi di volta nell’elaborazione di questo nuovo Statuto – ha poi dichiarato – è senza dubbio l’investimento nella formazione continua, nella riqualificazione professionale e nell’accrescimento delle competenze del lavoratore. Proprio per questo nel decreto Rilancio è stato introdotto il ‘Fondo Nuove Competenze’”.

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