CIVITAVECCHIA – In un porto in cassa integrazione, con lavoratori che non vedono stipendio e sono stati costretti a sacrifici da almeno due mesi, non è certo passata inosservata la notizia – che in pochi giorni ha fatto il giro delle banchine facendo discutere gli operatori – dei premi per dirigenti e vertici dell’Autorità di Sistema Portuale. Non sono una novità, perché si tratta di premi erogati annualmente per gli obiettivi raggiunti nell’anno precedente; ma in un 2020 segnato da criticità, cassa integrazione e misure simili, il discorso si sposta sul piano dell’opportunità.
«C’è chi non arriva a prendere neppure uno stipendio da mille euro al mese e chi attende ancora la cassa integrazione – ha dichiarato nei giorni scorsi il coordinatore della Lega Antonio Giammusso – e c’è chi, come il presidente Francesco Maria Di Majo, riceverà un premio da circa 60 mila euro per gli obiettivi raggiunti nel 2019, o come la segretaria generale Roberta Macii a cui saranno corrisposti più di 40mila euro. Una situazione che stride». Ma non solo gli unici premi che verranno erogati. Per il 2020, infatti, si parla di più di 300mila euro per dirigenti e altri settori, sempre in base agli obiettivi aggiunti nel 2019.
«In un porto in grande difficoltà, con sacrifici in termini di lavoro e di retribuzione – ha fatto eco il segretario locale della Filt Cgil Alessandro Borgioni – non credo che questa notizia sarà ben accolta; i lavoratori si attendono solidarietà». Tutti riconoscono la legittimità di quanto dovuto. «Non si può certo obbligare qualcuno a rinunciare a competenze dovute e diritti acquisiti – ha concluso Borgioni – certo, rispetto al raggiungimento degli obiettivi, in un porto dove anche prima del Covid, la situazione era piuttosto difficile, anche in termini di traffici, ci si chiede quali siano i parametri ed i criteri di assegnazione dei premi rispetto agli obiettivi».