Diminuiscono del 17,2% le emissioni di gas serra in Italia nel medio periodo (1990-2018). Nel primo trimestre di quest’anno, si stima per il 2020 una riduzione, a causa del lockdown, dei gas serra del 5,5% a fronte di una variazione congiunturale del Pil pari a -4,7 %. Nel 2018 la diminuzione era stata dello 0,9%, rispetto all’anno precedente e per il 2019 la tendenza è di una riduzione del 2,0% rispetto al 2018.
Ispra presenta l’Annuario dei dati ambientali 2019, un quadro aggiornato sullo stato di salute del nostro Paese. Quest’anno le informazioni sull’ambiente in Italia si confrontano con i recenti trend europei elaborati dall’Agenzia europea dell’ambiente e illustrati lo scorso dicembre a Bruxelles nel ‘Soer 2020 – State of the Environment Report’. A questi report, si aggiunge un altro documento, il Rapporto Ambiente di Sistema, che propone alcuni focus regionali.
Per trasformare l’Unione in un’economia a basse emissioni di carbonio, la Ue deve raggiungere entro il 2020 gli obiettivi sul clima e l’energia e deve ridurre entro il 2050 le emissioni dei gas serra dell’80-95% rispetto ai livelli del 1990. Nel quadro dell’impegno generale, si inserisce anche quello di limitare l’aumento della temperatura media sotto i 2°C rispetto ai livelli preindustriali.
Stando ai dati dei report, rispetto all’Europa, l’Italia cresce molto di più nell’uso circolare dei materiali: è terza in Ue per la cosiddetta ‘produttività delle risorse’, un indice usato in Europa per descrivere il rapporto tra il livello dell’attività economica (prodotto interno lordo) e la quantità di materiali utilizzati dal sistema socio-economico (Cmi – consumo di materiale interno).
Per i rifiuti urbani si stima per il 2019 una produzione pari a quella del 2018, mentre gli scenari al 2020 individuano un calo in linea con la diminuzione del Pil pari al 4,7%. In Italia, la quota di energia da fonti rinnovabili è pari al 18,3% rispetto al consumo finale lordo, valore superiore all’obiettivo Ue del 17% da raggiungere entro il 2020. Prossimo obiettivo da raggiungere è il 32% entro il 2030.
Grave la situazione per fauna e flora, minacciate da inquinamento e specie aliene. In buono stato solo il 48% dei fiumi e il 20% dei laghi italiani. Bene le aree protette del nostro Paese. C’è anche il consumo di suolo a gravare sulla perdita di biodiversità. Sono ormai persi 23.000 kmq, con una velocità di trasformazione di quasi 2 mq/sec tra il 2017 e il 2018.
Per quanto riguarda il clima, la temperatura cresce nel nostro Paese più che in altre parti del mondo. Nel 2018 è stata registrata un’anomalia media pari a +1,71°C rispetto alla media climatologica 1961-1990, superiore a quella globale sulla terra ferma (+0,98 °C).
La situazione rimane preoccupante per gli inquinanti atmosferici. Il Bacino padano è una delle aree dove l’inquinamento atmosferico è più rilevante in Europa. Guardando ai dati del 2019, il valore limite giornaliero del Pm10 è stato superato nel 21% delle stazioni di monitoraggio (50 microgrammi per metro cubo, da non superare più di 35 volte l’anno). Risp ettati invece i limiti per i Pm2,5 nella maggior parte delle stazioni di rilevamento. Uno degli effetti del lockdown è stata la riduzione del biossido di azoto tra il 40 e 50% nelle Regioni del Nord e nella Pianura padana.


