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    Cronaca
    27 Giugno 2020
    Rinvenuti e sequestrati 3 cellulari dagli uomini della polizia penitenziaria
    Maxi perquisizione al nuovo complesso carcerario di Rebibbia

    ROMA – Fruttuosa perquisizione nella Casa circondariale di Rebibbia Nuovo Complesso. Gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno perquisito ogni anfratto delle Sezioni G8 e G9 del carcere romano trovando 3 cellurari.

    “Si è trattato di una perquisizione a sorpresa condotta dalla Polizia Penitenziaria – commenta Maurizio Somma segretario del SAPPE – ha permesso di rinvenire in una cella del Reparto G9 due telefoni cellulari ed un altro nel Reparto G8. Il rinvenimento è avvenuto  grazie all’attenzione, allo scrupolo e alla professionalità di Personale di Polizia Penitenziaria in servizio. Esprimiamo apprezzamento al personale di Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale Nuovo Complesso di Rebibbia e a quanti hanno partecipato alla perquisizione, auspicando che venga loro riconosciuta una meritata ricompensa”.

    ”L’ingresso o il tentato ingresso di cellulari nella carceri – aggiunge Donato Capece, segretario generale SAPPE – è un flusso continuo ed il fenomeno non viene contrastato in maniera adeguata dall’Amministrazione ne dal legislatore. L’indebito possesso ed introduzione di tali apparecchi non configurano, infatti, precise ipotesi di reato, come invece dovrebbe, ma restano semplici violazioni amministrative ai regolamenti interni per un semplice possesso di oggetti non consentiti. Inutile ribadire per l’ennesima volta che l’utilizzo dei telefonini da parte dei detenuti, soprattutto quelli appartenenti alla criminalità organizzata, può alimentare e favorire le varie attività criminose dettate dall’interno all’esterno delle carceri. Sulla questione relativa all’utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica che può permettere comunicazioni non consentite è ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la Polizia Penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi, che risultano sempre meno rilevabili con i normali strumenti di controllo. Ma va previsto anche uno specifico intervento legislativo che punisca severamente coloro che detengono telefoni cellulari in carcere, prevedendolo come reato”.