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    Cronaca, Porto
    8 Luglio 2020
    Quattordici autisti hanno protocollato una lettera rivolta al presidente dell'Adsp di Majo chiedendo certezze e risposte
    Navettamento crocieristi, il grido d’allarme dei lavoratori

    CIVITAVECCHIA – Ancora un grido d’allarme degli ex lavoratori Royal Bus per il navettamento in porto. Una vicenda che sembra non avere mai fine. Proprio ieri, infatti, 14 lavoratori hanno protocollato una lettera rivolta al presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno centro settentrionale Francesco Maria di Majo.
    «Siamo 14 autisti, ex Royal Bus, ora dipendenti di Caperna bus, addetti al navettamento crocieristico. Le scriviamo – si legge nel testo protocollato – perché in questo periodo di “covid19”, non siamo riusciti ad avere notizie certe sul futuro di tale servizio; per altro, da marzo 2020, non percepiamo alcuna retribuzione, la cassa integrazione non viene erogata». I 14 autisti si dicono sfiniti sia dal punto di vista psicologico che da quello economico, una situazione difficile per i lavoratori e per le loro famiglie in difficoltà a causa del calo di lavoro legato al covid e alle misure di prevenzione messe in atto dal Governo. Difficoltà economiche a cui si va a sommare un futuro estremamente nebuloso perché, ad oggi, le certezze sono davvero poche e il porto di Civitavecchia paga lo scotto di aver incentrato gran parte dei suoi traffici sul crocierismo. Non solo gli autisti, infatti, hanno puntato i riflettori su questo problema. Grida d’allarme, a più riprese, sono arrivate anche da commercianti e altri operatori portuali. Gli autisti spiegano di essere venuti a conoscenza che gli ex colleghi ora dipendenti di Port mobility, oltre ad avere un minimo di attività lavorativa «non hanno dovuto e non devono attendere la cassa integrazione, perché anticipata dal datore di lavoro. Comprenderà – concludono gli autisti nella lettera rivolta al presidente di Majo – che una disparità di trattamento per lo “stesso lavoro”, oltre che le differenti retribuzioni che percepivamo prima del covid – e che ora ci fa male riscontrare – ci portano a domandarci se ci sarà la possibilità di tornare al nostro lavoro e se lo stesso verrà onorato con una paga decente».