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    Scuola e Università, Società
    25 Luglio 2020
    Covid-19, nuovo studio del centro ricerca UNICEF
    40 milioni di bambini non hanno ricevuto un'istruzione prescolastica durante la pandemia

    Secondo una nuova ricerca pubblicata dall’UNICEF, almeno 40 milioni di bambini nel mondo non hanno ricevuto un’istruzione prescolastica negli anni cruciali prima di andare a scuola, dato che, a causa del COVID-19, sono state chiuse le strutture per l’assistenza ai bambini e questo tipo di istruzione. Realizzato dal Centro di Ricerca Innocenti dell’UNICEF, lo studio esamina lo stato di assistenza all’infanzia e della formazione della prima infanzia a livello globale e include un’analisi dell’impatto delle chiusure diffuse di questi servizi vitali per le famiglie a causa del COVID-19.

    “Le interruzioni dell’istruzione causate dalla pandemia di COVID-19, – sottolinea il Direttore Generale di UNICEF Henrietta Fore – stanno impedendo ai bambini di iniziare al meglio la loro istruzione”, . “L’assistenza all’infanzia e l’istruzione prescolastica costruiscono una base su cui si basa ogni aspetto dello sviluppo dei bambini. La pandemia sta mettendo queste fondamenta in serio pericolo”.

    Le misure di lock down hanno lasciato molti genitori alle prese con la difficoltà di bilanciare l’assistenza all’infanzia e il lavoro retribuito, soprattutto le donne che, in media, dedicano alle cure e alle faccende domestiche un tempo 3 volte superiore rispetto a quello degli uomini. Su 166 paesi, meno della metà fornisce programmi di istruzione prescolastica gratuita di almeno un anno, scendendo ad appena il 15% tra i paesi a basso reddito. In 54 Paesi a basso e medio reddito con dati recenti, circa il 40% dei bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni non riceve stimoli socio-emotivi e cognitivi da nessun adulto della propria famiglia. Più di 9 donne su 10 in Africa e quasi 7 su 10 in Asia e nel Pacifico lavorano nel settore informale e hanno un accesso limitato o nessun accesso ad alcuna forma di protezione sociale.

    Lo studio, titolato “L’assistenza all’infanzia durante una crisi globale: L’impatto del COVID-19 sul lavoro e sulla vita familiare”, evidenzia come le misure di lockdown hanno lasciato molti genitori alle prese con la difficoltà di bilanciare l’assistenza all’infanzia e il lavoro retribuito, con un onere sproporzionato per le donne che, in media, dedicano alle cure e alle faccende domestiche un tempo tre volte superiore rispetto a quello degli uomini. Le chiusure hanno anche messo in luce una crisi più profonda per le famiglie con bambini piccoli, soprattutto nei Paesi a basso e medio reddito, molti delle quali non potevano già accedere ai servizi di protezione sociale. L’assistenza all’infanzia è essenziale per fornire ai bambini servizi integrati, affetto, protezione, stimolo e nutrizione e, allo stesso tempo, consentire loro di sviluppare competenze sociali, emotive e cognitive.

    Prima della pandemia strutture di assistenza all’infanzia e di istruzione prescolastica, economicamente insostenibili, di scarsa qualità o inaccessibili, costringevano molti genitori a lasciare i bambini piccoli in ambienti insicuri e poco stimolanti in un momento critico del loro sviluppo, con oltre 35 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni a livello global e lasciati a volte senza la supervisione di un adulto. Su 166 paesi, meno della metà fornisce programmi di istruzione prescolastica gratuita di almeno un anno, scendendo ad appena il 15% tra i paesi a basso reddito.  Molti bambini piccoli che rimangono a casa non ricevono il supporto ludico e di apprendimento precoce di cui hanno bisogno per uno sviluppo sano.

    In 54 Paesi a basso e medio reddito con dati recenti, circa il 40% dei bambini di età compresa tra i 3 e i 5 anni non riceve stimoli socio-emotivi e cognitivi da nessun adulto della propria famiglia. La mancanza di opzioni per l’assistenza all’infanzia e l’istruzione prescolastica lascia anche molti genitori, in particolare le madri che lavorano nel settore informale, senza altra scelta se non quella di portare i loro figli piccoli al lavoro. Più di 9 donne su 10 in Africa e quasi 7 su 10 in Asia e nel Pacifico lavorano nel settore informale e hanno un accesso limitato o nessun accesso ad alcuna forma di protezione sociale. Secondo il rapporto, molti genitori rimangono intrappolati in questo lavoro inaffidabile e mal pagato, contribuendo ai cicli intergenerazionali di povertà.

    “L’accesso a servizi di assistenza all’infanzia e all’istruzione prescolastica accessibili e di qualità, – rimarca Francesco Samengo, Presidente UNICEF Italia – sono fondamentali per lo sviluppo delle famiglie e di società socialmente coese. UNICEF chiede un’assistenza all’infanzia accessibile, economicamente sostenibile e di qualità, dalla nascita fino all’ingresso dei bambini nel primo anno scolastico”.

    La ricerca offre una guida su come i governi e i datori di lavoro possono migliorare le loro politiche di assistenza all’infanzia e di istruzione prescolastica, anche consentendo a tutti i bambini di accedere a centri di assistenza all’infanzia di alta qualità, adatti all’età, economici e accessibili, indipendentemente dalle circostanze familiari.  La ricerca delinea anche ulteriori politiche a favore della famiglia, tra cui congedo parentale retribuito per tutti i genitori, in modo che non vi sia alcun divario tra la fine del congedo parentale e l’inizio di un’assistenza all’infanzia a prezzi accessibili;Accordi di lavoro flessibili che rispondano alle esigenze dei genitori che lavorano;Investimenti nella forza lavoro non familiare per l’assistenza all’infanzia, compresa la formazione;Sistemi di protezione sociale, compresi i trasferimenti in denaro che raggiungono le famiglie che lavorano in impieghi non formali.

    “La pandemia da COVID-19 – conclude Fore – sta aggravando ulteriormente la crisi globale dell’assistenza all’infanzia. Le famiglie hanno bisogno del sostegno dei loro governi e dei loro datori di lavoro per superare questa tempesta e salvaguardare l’apprendimento e lo sviluppo dei loro figli”.

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