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    Scuola e Università
    20 Agosto 2020
    Negli organici degli istituti necessaria la figura sanitaria dell’infermiere scolastico
    Riapertura scuole, le indicazioni di ECDC per l’Europa

    L’Europa non ha dubbi, ferme restando tutte le misure sanitarie dei singoli Paesi, la Scuola, per la sua riapertura indicata anche dal Governo italiano tra le priorità assolute, deve avere un’organizzazione in grado di prevenire e assistere eventuali problemi degli alunni che riprenderanno le lezioni a settembre. Siano essi legati alla pandemia o meno. Per farlo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha già messo a punto un documento con precise indicazioni valide per tutti, che evidenzia come la scuola provveda al suo interno per far fronte alla problema.

    Secondo il documento, lo staff delle scuole deve includere ovviamente insegnanti, amministratori e dirigenti, custodi, personale delle pulizie e della cucina e altri adulti che lavorano in ambienti educativi e di assistenza all’infanzia che siano opportunamente preparati. Includendo nel team anche infermieri scolastici, che non servono solo alla prevenzione di COVID-19, ma anche al controllo dei bambini con problemi di cronicità, diabetici, asmatici, epilettici e quant’altro, compito questo che fa già parte delle caratteristiche proprie della professione infermieristica a cui si aggiunge ora la indispensabile tutela della salute nella pandemia.

    Secondo ECDC se una scuola è servita da un professionista sanitario, come ad esempio l’infermiere scolastico, questo dovrebbe avere accesso a dispositivi di protezione individuale (DPI) appropriati e aver ricevuto formazione per il loro uso, rispetto a sintomi compatibili con COVID-19. Sarebbe anche prudente che gli amministratori scolastici e gli operatori sanitari che operano nella scuola prendano accordi preventivi per inviare possibili casi di COVID-19 ad una struttura sanitaria per i test e/o il trattamento.

    “Il riorientamento dell’offerta assistenziale per garantire efficaci strategie preventive e pro-attive – spiega la presidente FNOPI Barbara Mangiacavalli – deve garantire la ‘continuità assistenziale’. L’equilibrio si ottiene definendo nuove regole organizzative e delineando attitudini professionali, competenze trasversali degli attori del sistema.  Significa mettere in campo una ‘sanità di iniziativa’ e dare il via in tutte le Regioni e in modo uniforme all’infermiere di famiglia e comunità, perché la scuola è esempio evidente di comunità. Per raggiungere l’obiettivo già l’OMS dal 1999 ha evidenziato il bisogno di maggiore integrazione nelle cure primarie, introducendo  la figura dell’infermiere di famiglia/comunità, previsto nel Patto per la Salute 2018-2021 e nel decreto Rilancio, come primo punto di contatto con la popolazione in collaborazione con il medico di medicina generale e il pediatra di libera scelta. In tal senso bisogna far presto e affrontare un cambiamento, che altro non è se non la naturale crescita del Sistema sanitario. Come Federazione siamo a disposizione di Governo e Regioni per disegnare nuovi modelli di assistenza che vadano in questo senso e che garantiscano, grazie all’uso appropriato di tutte le professionalità, la salute e la prevenzione ai cittadini”.