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    Sanità
    8 Settembre 2020
    La Cgil lancia l’allarme: «Situazione instabile per i lavoratori»
    Rsa Bellosguardo, si attende la revoca dell’accreditamento

    “La Cgil denuncia con forte preoccupazione l’attuale situazione di instabilità e di indeterminatezza che stanno vivendo, nel silenzio assordante delle istituzioni, i lavoratori della Rsa Bello Sguardo Sanimedica ccr di Civitavecchia in attesa che arrivi dalla Regione Lazio l’ufficialità della revoca dell’accreditamento istituzionale”.Lo dice Emanuela Nucerino della Fp Cgil Civitavecchia Roma Nord Viterbo.

    “I lavoratori e le lavoratrici della Rsa – prosegue – stanno garantendo il servizio assistenziale-sociosanitario, ricordiamo finanziato con i soldi pubblici, senza conoscere il turno del mese in corso, infatti ad oggi i turni di lavoro del mese di settembre non sono ancora stati comunicati ufficialmente dalla direzione sanitaria, pertanto i lavoratori e le lavoratrici non possono conciliare e organizzare i propri tempi di vita personale con i tempi di lavoro, non possono neanche avere garantito il corretto recupero psicofisico importante tra l’altro per svolgere la corretta assistenza agli utenti. Riteniamo – incalza Nucerino – tale comportamento, da parte dell’azienda, a dir poco irrispettoso e lesivo della dignità personale di ogni singolo lavoratore e lavoratrice che hanno tutto il diritto di poter organizzare la propria vita lavorativa con quella personale. Nella Rsa opera tuttora numeroso personale infermieristico precario, con contratti a breve scadenza e-o con contratti con agenzie interinali e con cooperative esterne, ci chiediamo come possa essere garantita all’utenza la giusta continuità assistenziale con tutto questo continuo ricambio di nuovo personale precario. La Sanimedica ccr quale rispetto ha nei confronti dei propri dipendenti, gli stessi che nel periodo covid hanno svolto il loro lavoro con dedizione e professionalità, gli stessi – conclude dura – chiamati eroi che si sono ammalati e sono tornati al lavoro, e ora sono nuovamente oberati dai carichi di lavoro e nel silenzio della loro precarietà continuano a garantire un servizio pubblico? Sarebbe il caso di avere anche qualche risposta”.