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    Porto
    15 Ottobre 2020
    Adsp, Di Majo agli operatori portuali: ”Mi ricandido per senso di responsabilità”

    CIVITAVECCHIA – Una lunga lettera, indirizzata all’intero cluster portuale, per spiegare la motivazione della ricandidatura a presidente dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno Centro settentrionale. Una lettera per chiedere un sostegno concreto in un momento così delicato come quello attuale.

    “Cari operatori, come avrete già saputo, ho dato recentemente la mia disponibilità alla Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti al rinnovo del mio mandato. Ho assunto tale decisione soprattutto per senso di responsabilità, tenuto conto in particolare di questi due fattori:
    –Non garantire la continuità della attuale presidenza rischierebbe di disperdere e di rendere improduttivo un percorso avviato, volto a portare nei prossimi mesi a Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta, quei finanziamenti, in particolare a valere sul Recovery Fund, indispensabili per ultimare talune opere fondamentali per lo sviluppo dei tre porti (oltre ad altre iniziative che stiamo portando avanti, insieme ad importanti player dell’economia italiana, nell’ambito dell’Unione Europea al fine di sviluppare ulteriormente a Civitavecchia la componente “green” attraverso l’uso di nuove fonti energetiche alternative) anche in considerazione dell’ampia superficie del demanio marittimo non data in concessione ai privati;
    – Andare in discontinuità ora, in uno dei periodi più drammatici vissuti dal Porto di Civitavecchia per effetto del Covid-19 e del calo del carbone destinato alla centrale ENEL, rischierebbe anche in questo caso di disperdere gli sforzi che questa amministrazione sta profondendo per risolvere alcune vertenze sindacali e adeguare il complesso sistema dei servizi di interesse generale (la cui spesa è la più elevata tra tutti i porti d’Italia) al quadro delle ridotte risorse finanziarie per effetto dell’emergenza sanitaria, cercando di mantenere i livelli occupazionali ed un elevato livello dei servizi.
    Unitamente a questi due fattori, ho voluto dare di nuovo la mia disponibilità a svolgere un secondo mandato perché ritengo che il bilancio di questi quattro anni vada giudicato tenendo conto sia della situazione di partenza del nuovo ente, che ha ereditato contenziosi di elevato valore ed è diventato del tutto operativo solo dopo circa 7 mesi con la costituzione del Comitato di Gestione, ma soprattutto tenendo conto del contesto.

    In questi 4 anni ho dovuto operare “dribblando” non pochi ostacoli che certamente esulano dai compiti già di per sé difficili e complessi affidati ad un Presidente di Autorità di Sistema Portuale (come è noto l’AdSP è tra l’altro un’amministrazione attiva che svolge funzioni di stazione appaltante ed amministra tutte le aree del demanio marittimo). Mi riferisco alle diverse vicende giudiziarie a tutti note, a cui hanno fatto seguito motivate richieste di archiviazione a dimostrazione della assoluta correttezza e legittimità di tutte le azioni e procedure da me adottate; mi riferisco, ancora, agli innumerevoli articoli diffamatori che ho dovuto contrastare anche penalmente nel corso di questi anni.

    A tutto ciò si sono aggiunti i noti contrasti interni all’ente di cui la stampa locale ha voluto dare grande risonanza, che certamente hanno pregiudicato quella coesione necessaria per poter affrontare con serenità ed efficacia tante problematiche. Ebbene, nonostante questo contesto avverso, abbiamo assicurato non solo lo svolgimento delle molteplici e complesse funzioni “ordinarie” ma anche quelle “straordinarie” affrontando diverse problematiche: dalle vertenze delle società di interesse generale in cui erano a rischio posti di lavoro alla c.d. “guerra delle banane” (in cui il TAR Lazio con due sentenze ha riconosciuto la piena legittimità dei provvedimenti adottati dall’ente); dalla vertenza (che si trascina da circa 10 anni) della società GTC all’impatto dell’emergenza sanitaria nel porto di Civitavecchia che è stata affrontata in perfetta cooperazione con le altri istituzioni che operano in porto e le società di interesse generale, consentendo addirittura che venissero ospitate in sicurezza non poche navi da crociera che cercavano disperatamente un approdo e che venisse assicurato il rimpatrio di decine di migliaia di italiani bloccati in Spagna. Questa amministrazione nonostante tale contesto certamente non facile è riuscita a portare a termine importanti progetti infrastrutturali.

    Nei prossimi mesi verrà, tra gli altri, inaugurato il nuovo pontile “Barcellona-Civitavecchia” da 240 metri della Darsena Traghetti; sarà completato il porto commerciale di Gaeta con circa 70 mq di nuovi piazzali. Sono stati avviati nuovi fondamentali progetti, per due dei quali i relativi bandi di gara sono stati recentemente aggiudicati (l’appalto di lavori di quasi 5 milioni di euro per le opere di urbanizzazione della darsena traghetti e quello per la progettazione definitiva ed esecutiva del potenziamento dell’ultimo miglio ferroviario a Civitavecchia, il cui investimento è di circa 18 milioni di Euro, di cui circa 4 milioni di Euro sono contributi a fondo perduto della Commissione Europa).

    Anche per la nuova darsena pescherecci del porto di Fiumicino è prossima la finalizzazione del progetto esecutivo.

    Nella realizzazione di queste opere l’ente è riuscito ad avere il sostegno dell’Unione Europea che ha valutato positivamente i nostri progetti e, quindi, le richieste di contributi da noi presentate nell’ambito di bandi di gara a livello europeo. Significativa è la circostanza che questa amministrazione è risultata vincente anche in bandi di gara innovativi in cui occorreva dimostrare la capacità di saper mettere insieme i contributi a fondo perduto della Commissione UE con finanziamenti della BEI. Da ultimo l’AdSP si è vista aggiudicare, insieme ai porti spagnoli, un bando europeo sulla politica di vicinato con i porti del Nord-Africa che avrà anche l’obiettivo di creare nuove opportunità di lavoro nel settore portuale per i giovani.

    Non voglio dilungarmi oltre sui risultati del lavoro, condotto silenziosamente e con impegno in questi 4 anni (potrei citare la ricognizione di tutte le concessioni dei tre porti; la riforma tributaria etc.) perché questa non vuole essere una lettera autoreferenziale ma far comprendere che l’operato di un’Amministrazione e del suo Presidente vanno giudicati sulla base di una visione d’insieme, tenendo conto anche del contesto in cui siamo stati chiamati ad operare e non limitandosi ad ascoltare solo coloro il cui principale e malcelato obiettivo è quello di tutelare i propri personali interessi, confliggenti con la “politica di trasparenza” e di efficientamento e, quindi, di competitività che questa amministrazione ha voluto imporre sin dai primi mesi del mio mandato. Faccio pertanto appello ai tanti lavoratori ed imprenditori dei porti del Lazio affinché proseguano, invece, nel dialogo costruttivo con questa amministrazione in modo da portare avanti i progetti di sviluppo della portualità laziale fondamentali per rilanciare l’economia e l’occupazione dei territori.

    A tal fine è importante unirsi all’ente nel rappresentare con maggior vigore le esigenze di questa portualità ottenendo ulteriori sostegni finanziari dal Governo e dalla Regione, analogamente a quanto è avvenuto, con successo, durante il lockdown in cui grazie ad una azione condivisa con il cluster portuale questo ente si è visto assegnati dal MIT risorse per circa 100 milioni di Euro. Sono certo che, lavorando tutti insieme e nella stessa direzione, e mettendo a frutto le tante intelligenze ed energie in campo, riusciremo a far compiere ai porti del network il definitivo salto di qualità e a renderli pronti a raccogliere le sfide del futuro trovando il giusto equilibrio tra sviluppo dell’economia e tutela dell’ambiente.

    Ora però l’obiettivo a breve termine è quello di salvaguardare i posti di lavoro delle diverse società che si trovano in profonda crisi perché hanno più di tutte sofferto per il calo di produzione di alcuni settori economici, quali l’automotive e quello delle crociere, a seguito dell’emergenza sanitaria. In tale azione questa amministrazione può svolgere un ruolo importante se non viene delegittimata nei confronti delle istituzioni alle quali deve rivolgere le proprie istanze per individuare soluzioni a questo stato di crisi.

    Il porto di Civitavecchia, in particolare, è una risorsa fondamentale per il territorio, la Regione e l’intero Paese per la ricchezza che in tanti anni ha contribuito a produrre anche in termini occupazionali, e quindi ha bisogno dell’unità e del lavoro di tutti per superare questo difficile momento e dare completamento ai tanti progetti di sviluppo avviati. Non si chiede assistenza, ma di sostenere la piena ripresa delle nostre attività”.

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    Una ricandidatura per mancanza di senso della misura

    Il Presidente Di Majo non finisce di stupire. Dopo aver rassicurato tutti per mesi sulla sua assoluta volontà di non ricandidarsi per un secondo mandato alla guida dell’Adsp, da qualche settimana è particolarmente attivo nel cercare di convincere gli stakeholders (come direbbe lui, fine poliglotta che misura la competenza altrui in base al numero di lingue parlate, nemmeno facesse l’interprete di mestiere) a dargli questa seconda possibilità. E giù comunicati stampa seriali per informare la gente, ma soprattutto chi a Roma dovrebbe dargli questa chance, di quanto sia attivo e di quante cose si facciano ora, dopo 4 anni di poco (o nulla) che hanno prodotto nuovi contenziosi in quantità industriale.

    Di Majo è quasi commovente nel chiedere – oggi – al cluster portuale di sostenerne la riconferma. Non per lui, ci mancherebbe. Il suo è un enorme sforzo a beneficio della comunità portuale, “per senso di responsabilità”, oggi che il porto sta morendo. Noi diciamo piuttosto per una evidente mancanza di senso della misura. Che è colma.

    La colpa come sempre è della stampa, che non ne ha compreso il genio. O peggio, che ha strumentalizzato le vicende che in questi quattro anni hanno riguardato il porto e lui che ne era alla guida.

    Francesco il moralizzatore era venuto per riportare ordine e legalità, a scapito di un ente e una comunità portuale, secondo lui compromessi, per non dire altro, in nome di interessi personali.

    “Faccio pertanto appello ai tanti lavoratori ed imprenditori dei porti del Lazio affinché proseguano, invece, nel dialogo costruttivo con questa amministrazione in modo da portare avanti i progetti di sviluppo della portualità laziale fondamentali per rilanciare l’economia e l’occupazione dei territori… questa amministrazione può svolgere un ruolo importante se non viene delegittimata nei confronti delle istituzioni alle quali deve rivolgere le proprie istanze per individuare soluzioni a questo stato di crisi”.

    Un appello che non può non apparire che tardivo e patetico, di fronte alla reale situazione del porto di Civitavecchia.

    Un appello che come giornale che da venti anni segue quotidianamente le vicende del porto, della città e del territorio, ci sentiamo di ribaltare rivolgendoci in primis al cluster portuale, affinché – se ne è capace – esca dal torpore prendendo finalmente una posizione forte e netta sulla necessità (o meno) di voltare pagina. In altre realtà si stanno versando fiumi di inchiostro: il dibattito ferve e ciascun operatore vuole (giustamente e legittimamente) dire la sua sulla presidenza del proprio porto. Qui, invece, tutto tace. E neppure si ha il coraggio (salvo pochi casi, che lo stesso Di Majo pensa di liquidare come semplici portatori dei loro interessi personali) di scrivere o dire chiaramente cosa si auspica per Civitavecchia: la continuità chiesta da Di Majo, ormai politicamente solo e mollato anche dal partito, il Pd, che 4 anni fa lo nominò, o quella discontinuità sempre chiesta a bassa voce, ma mai pubblicamente, forse per paura di una nuova vittoria di poteri più forti anche della politica stessa?

    Oggi di fronte a un presidente che per quasi un anno ha detto a tutti di voler mollare, che durante il Covid si è chiuso in casa, lasciando il porto e i suoi uomini in balìa di se stessi, e che ora improvvisamente tenta di riproporsi dicendo di aver finalmente capito cosa sia un porto e cosa bisognerebbe fare per governarlo, non si può pensare di continuare con tatticismi di pura convenienza, salvo poi lamentarsi di nomine inadeguate che non farebbero gli interessi del porto stesso e del territorio.

    Oggi è il momento di tracciare una linea: o si attende in silenzio, schierandosi tacitamente con Di Majo, o si dice cosa non va e si chiede al Ministro e alla politica di voltare pagina e invertire la rotta, per il bene del porto.

    Noi siamo apertamente e convintamente per la seconda strada: il porto di Civitavecchia ha bisogno di una guida competente, di un manager preparato ed esperto, una figura pronta e che abbia dimostrato di sapere non solo cosa sia un porto, ma anche come governarne i processi e la complessità.

    Ogni altro tipo di scelta, a partire dalla continuità invocata dal presidente Di Majo, significherebbe volere il definitivo declino e ridimensionamento del Porto di Roma.   

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