È morto Diego Armando Maradona, El Pibe de Oro incantò il mondo e Civitavecchia: nel 1990 gonfiò la porta dello stadio Fattori
Sport
25 Novembre 2020
LA NOTIZIA È deceduto a 60 anni per un arresto cardiorespiratorio
È morto Diego Armando Maradona, El Pibe de Oro incantò il mondo e Civitavecchia: nel 1990 gonfiò la porta dello stadio Fattori
Era il 17 maggio, mancavano ventidue giorni al Mondiale, e la leggenda del calcio giocò contro i nerazzurri sul prato verde del Comunale. Segnò il definitivo 2-0 su punizione all’ottavo minuto del secondo tempo

Diego Armando Maradona con la maglia del Napoli

MATTEO CECCACCI

Aveva 29 anni El Pibe de Oro quando allo stadio Comunale di Civitavecchia all’ottavo minuto del secondo tempo segnò la rete del definitivo 2-0 su calcio di punizione dando fine all’amichevole più importante che la Civitavecchia calcistica abbia mai disputato.
Da quel gol sono trascorsi trentuno anni. Una rete che nessuno mai dimenticherà. Ora il genio del calcio non c’è più.
Diego Armando Maradona se n’è andato con i suoi 312 gol segnati in carriera su 588 partite totali. È deceduto ieri pomeriggio all’età di 60 anni nella sua casa di Tigre a causa di un arresto cardiorespiratorio, dopo essere stato dimesso dalla clinica dov’era stato operato al cervello per un ematoma subdurale.
Alle 13.02 il quotidiano argentino El Clarin ha annunciato la sua morte scrivendo «È successo l’inevitabile», la stessa frase che milioni di italiani e migliaia di civitavecchiesi avranno pensato o pronunciato: gli italiani perché con Maradona hanno vissuto la più bella epoca calcistica mai esistita dopo quella di Pelé, tanto che la Maradonite aveva contagiato tutti, i civitavecchiesi perché avevano avuto l’occasione di vederlo giocare dal vivo nel proprio stadio cittadino, il Giovanni Maria Fattori. Era il 17 maggio del 1990, ventidue giorni dopo (l’8 giugno) prendeva inizio il Mondiale Italia ’90, e quello per l’intera città e per la Civitavecchia sportiva fu un giorno storico. La presenza del più grande di tutti, del re del calcio, che vestiva per il sesto anno di fila la maglia del Napoli, con cui un mese prima festeggiò il secondo scudetto partenopeo, scaturì un’emozione generale, con uno stadio pieno, più di duemile persone. L’amichevole vedeva il Civitavecchia di mister Montez di fronte agli argentini di Bilardo. In campo i più grandi campioni: Pumpido, Dezotti, Batista, Caniggia e lo stesso Maradona. In maglia nerazzurra Nardelli, De Felici, Vincenzi, Biferari, Caputo, Donati, Vichi, Paolini, Ciaralli, Silvestri, Celestini e Fracas. Il match finì 2-0 per l’Argentina: un gol di Batista al 10’ del primo tempo e poi la pennellata sotto al sette di Maradona nell’ultima frazione di gioco all’ottavo minuto. Poi il triplice fischio dell’arbitro Valori di Roma. Imminente l’applauso al più grande di tutti e l’omaggio del Fattori alla leggenda del calcio. Infine l’intervista a El Pibe de Oro nell’area spogliatoi con il giornalista che gli chiese “Avete giocato bene?” E lui che rispose “Sì, ma il campo non era in condizioni ottimali”. Però ora dopo trent’anni tutti speravano nelle condizioni ottimali di Diego Armando, soprattutto dopo il grave problema al cervello sorto appena pochi giorni dopo il suo 60esimo compleanno, festeggiato il 30 ottobre. Così non è stato. Le preghiere non sono bastate. E non basterà soltanto dire grazie a Maradona per quello che ha fatto vivere al mondo intero. Ma è quello che in questo momento tutti possono fare: dire grazie al giocatore più forte del mondo. Grazie Diego Armando Maradona.