Don Ivan Leto*
Questi versetti appartengono al Discorso escatologico del Vangelo di Marco (cap.13), nel quale Gesù espone la sua dottrina sugli ultimi avvenimenti. Si tratta della parabola dell’uomo che si assenta da casa e assegna ai servi diversi compiti. Anche qui, come nelle letture precedenti, si coniugano attesa e movimento. Gesù ci presenta un uomo che parte per un viaggio, ma nell’aria si respira il clima del ritorno. Sarà un ritorno inaspettato, ma sicuro. Per questo il portiere di turno dovrà stare in guardia durante tutte le veglie notturne. Marco, adattandosi alla consuetudine dei romani per i quali scrive, menziona quattro veglie: il tramonto, la mezzanotte, il canto del gallo e l’alba. In altre parole, il portiere dovrà sempre essere vigilante, senza abbassare la guardia né cedere al sonno, perché il padrone può tornare in qualsiasi momento della notte. Basta soffermarsi sulle volte in cui si ripete il verbo “vegliare” (quattro), per rendersi conto che questo termine contiene il messaggio principale del racconto. “Vegliare” significa stare svegli quando gli altri sono soliti dormire. Questa parabola è, in realtà, un’allegoria o una storia simbolica. Il padrone è Cristo, la casa è una comunità di salvezza lungo la storia, l’assenza è il tempo della Chiesa e i suoi servitori, ognuno con il proprio compito, sono i discepoli ai quali delega la sua autorità. Verranno tempi difficili e bisogna stare pronti per ciò che può accadere. Così si spiega la chiamata al coraggio e alla vigilanza.
*Don Ivan Leto
Parroco di San Gordiano
Diocesi Civitavecchia – Tarquinia

