CERVETERI – Per trovare delle soluzioni all’arresto subito dai progetti del distretto socio sanitario e alla perdita di finanziamenti della Regione Lazio per la loro attivazione, occorre «dotarsi di un assetto organizzativo in grado di dare finalmente una risposta ai bisogni delle fasce più fragili della popolazione delle nostre due comunità. Tutto ciò partendo da un presupposto che non ci stancheremo mai di ripetere: Cerveteri e Ladispoli debbono gestire insieme le politiche sociali che per legge non sono più di competenza del singolo comune». A commentare l’esito del tavolo di confronto tra Ladispoli e Cerveteri sulle problematiche legate ai progetti distrettuali è la Rete sociale composta dalle varie associazioni di volontariato del territorio. «Le criticità segnalate – hanno evidenziato dalla Rete sociale – erano emerse già in un convegno organizzato dallo Spi/Cgil il 13 febbraio 2020, occasione in cui l’assessore regionale Troncarelli pubblicamente aveva affermato che non c’era motivo valido da un punto di vista amministrativo per determinare quella sospensione dei servizi e delle prestazioni che si era verificata nel nostro distretto, servizi e prestazioni che avrebbero dovuto avere continuità e non subire sospensioni, poiché i fondi regionali erano stati regolarmente stanziati. Dopo il lockdown – hanno proseguito le associazioni -, alla luce di ulteriori ritardi e difficoltà, a settembre 2020 si è costituita la “Rete Sociale”, un coordinamento spontaneo nato non solo per far emergere le criticità ma per manifestare la volontà di sostenere l’intervento delle Istituzioni pubbliche, mettendo a disposizioni professionalità e competenze. Da settembre abbiamo mandato tre lettere alle Istituzioni pubbliche, manifestando le nostre preoccupazioni e segnalando i problemi più urgenti da affrontare. Siamo consapevoli – hanno proseguito dalla Rete sociale – che una delle cause di tali criticità risiede in un Ufficio di piano “debole”, composto da persone che hanno molte altre competenze privo dallo scorso anno del programmatore sociale, figura fondamentale per reperire fondi e seguire tutte le indicazioni della normativa. Ma non solo: una procedura tecnico amministrativa complessa seguita dal Comune capofila (Cerveteri), con troppi livelli decisionali, la presenza di unità operative non preparate alla specifica materia delle politiche sociali». E ora le associazioni si aspettano di vedere «atti amministrativi, risposte scritte, poiché il tempo delle giustificazioni è ampiamente terminato». «L’intenzione di collaborare da parte nostra c’è e non verrà mai meno proprio in riferimento ai bisogni sempre più stringenti delle nostre comunità, ma certamente la nostra presenza non può essere ignorata e il nostro aiuto va accettato se si vuole intraprendere una vera inversione di tendenza».

